Dall’idealismo alla corruzione, solo andata

Non c’entra più Berlusconi, non ci sono di mezzo la Dc, Craxi e affini. Il malaffare tocca ora chi aveva forti mo­tivazioni ideali: tanti di sinistra, leghisti ed ex An

Dall’idealismo alla corruzione, solo andata

Non c’entra più Berlusconi, non ci sono di mezzo la Dc, Craxi e affini. Il malaffare tocca ora chi aveva forti mo­tivazioni ideali: tanti di sinistra, leghisti ed ex An. Da dove nasce questa nuova ondata? Non basta dire l’indole italia­na, il contagio o l’occasione fa l’uomo la­dro. Questo spiega il come, non il per­ché. Si dice corrotto un corpo morto o in­fetto. Per un corpo morto, corrotto sta per putrefatto; e la politica italiana è de­composta tra carcasse di ex-partiti, ed è putrefatta, anzi putrefaziosa, morta nel­le idee ma ancora faziosa. Ma si dice corrotto anche un organi­smo degenerato.

La corruzione sorge quando muore o si altera la motivazio­ne originaria che ha spinto a far politica. I partiti pragmatici nascono cinici, la carriera prevale sulla militanza. Ma ai partiti idealisti si aderiva per convinzio­ne e non per convenienza.

Quando le motivazioni non contano più, si perdo­no gli scopi originari. C’è una fase di passaggio,pseudo-ma­chiavellica: i fini giustificano i mezzi e al­lora si diventa cinici per la Causa. Poi i fini, impraticabili, spariscono; e allora i mezzi sostituiscono i fini. Si ruba prima per il partito, poi per la corrente, infine per sé stessi. «Se la casa brucia voglio scaldarmi anch’io», dice in veneziano un personaggio goldoniano.

Il tonfo è più forte per gli utopisti, per­ché più è larga la forbice tra la società perfetta e irraggiungibile che si idealiz­za e la società imperfetta in cui viviamo, più spazio si apre alla corruzione, che riempie quel vuoto. Così l’incorruttibile si corrompe, ma da indignato.

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