Dall’inchiesta «scappa» solo Valverde

Tutto ruota attorno al dottor Fuentes: sequestrati anabolizzanti, sangue e ormoni della crescita

«L’Operacion Puerto», la più grande operazione antidoping della storia dello sport iberico, scatta nel mese di febbraio di quest’anno e viene alla luce con tutta la sua prepotenza il 23 maggio scorso: a Madrid, la Guardia Civil arresta il team mananer della Liberty Seguros, Manolo Saiz, oltre al medico Eufemiano Fuentes, José Luis Merino, Ignacio Labarta e il tecnico della Comunidad Valenciana Alberto Leon. In quell’operazione vengono sequestrati 200 sacche di sangue, anabolizzanti, ormoni della crescita. Due giorni dopo, lo sponsor americano Liberty decide di cessare la propria sponsorizzazione nel ciclismo. Lo spazio sponsorizzativo viene occupato dalla Astana.
Secondo il quotidiano spagnolo El Pais, il più attento e informato su questo scandalo sportivo, le decine di ciclisti coinvolti nei rapporti con il dottor Eufemiano Fuentes e l’ematologo José Luis Merino Batres possono essere divisi in due grandi gruppi. Nel primo vanno inseriti quelli relativi alla Liberty Seguros (oggi Astana) e alla Comunidad Valenciana. Nella lista ci sono i nomi di 14 atleti che nel 2005 correvano nella Liberty Seguros: Ángel Vicioso, Isidro Nozal, Roberto Heras (squalificato per due anni), i cechi René Andrle e Jan Hruska (oggi in altre squadre), Jesús Hernández, Marcos Serrano, l’australiano Allan Davis, il tedesco Jorg Jacksche, l’italiano Michele Scarponi, David Etxebarria e Joseba Beloki. Di tutti questi figurerebbero nel rapporto della Guardia Civil cure e date, corse ed esami.
Coinvolta in blocco anche la Comunidad Valenciana, con tanto di registro delle estrazioni del sangue. Coinvolti Llorente, Blanco, Jiménez, Rodríguez, Bernabéu, Plaza, Latasa, García Quesada, Cabello, Martínez e Casero, le cui caselle sono però in bianco e farebbero supporre la loro innocenza.
Il secondo livello corrisponde agli atleti singoli, appartenenti a varie squadre. Le identificazioni sono state possibili grazie ad indagini, a intercettazioni telefoniche e ambientali, prove diverse di caso in caso. La Guardia Civil ha lavorato fino all’ultimo minuto per identificare i personaggi, puntando la sua attenzione su Santiago Botero e Quique Gutiérrez - entrambi della Phonak -, Óscar Sevilla e Paco Mancebo. Quindi esce il nome di Jan Ullrich, identificato con sicurezza pari al 95%, e quello di Ivan Basso, per il quale, sostengono gli investigatori e soprattutto El Pais, la sicurezza sarebbe leggermente inferiore.
La Guardia Civil avrebbe poi identificato anche il soprannome di «Piti» relativo al 2004, attribuendolo ad Alejandro Valverde, che correva nella Kelme ed era seguito da Fuentes. Ma non esistono prove che il rapporto sia continuato e non c’è stato modo di identificarlo ulteriormente, per cui il nome di Valverde non compare nella lista.
Nella lista pubblicata dai media spagnoli e da L’Equipe appaiono trentasette nomi e ne mancano dunque ventuno all’appello dei 58 indicati. Oltre a quelli già citati, vanno ricordati Unai Osa, Giampaolo Caruso, Zaballa, Zarate, José Enrique Gutierrez, José Ignacio Gutierrez e Quesada. Inoltre vanno considerati corridori già ritirati o attualmente sotto squalifica come Roberto Heras, Angel Casero, Santiago Perez, Tyler Hamilton (oro nella cronometro ai Giochi di Atene) e Igor Gonzalez Galdeano. A questi vanno aggiunti altri dieci nomi, riportati dall'agenzia spagnola Efe.

Si tratta di Alberto Contador, Allan Davis, Aitor Osa e Sergio Paulinho della Astana Wurth, di tre ex della Liberty come Jan Hruska, René Andrle e Jesus Hernadez, di Santiago Botero della Phonak, di Javier Pascual Rodriguez della Comunidad Valenciana e di Francisco Cabello. Insomma, particamente mezzo ciclismo spagnolo.

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