Dall’Inter all’Europa che conta comanda il calcio-bunker

C’è un made in Italy che non stinge mai. Si dice: la parola alla difesa. E tutti pensano: campionato italiano. Un po’ meno Italia, visto l’ultimo mondiale. Ma il tanto basta per registrare un marchio doc che le nostre squadre, spesso e malvolentieri, tentano di dequalificare. Certo, le allegre difese inglesi e quelle spagnole sono gioia per gli occhi dei nostri tecnici. E non solo. Però non sembra un caso che, sfogliando le classifiche di alcuni campionati, la casella gol incassati racconti qualcosa. Occhio alla nostra serie A. L’Inter che fa storcere, giustamente, qualche naso è la squadra che ha subito meno gol alla 6a giornata: solo tre come raramente (una volta sola) le è capitato negli ultimi 15 anni. Viste le difficoltà di assestamento, e una difesa in sofferenza per le assenze, è andatura da guinness. In Inghilterra guidano due formazioni con tecnici italiani in panchina. In Russia, Spalletti colleziona una media di un gol ogni due partite dopo 21 giornate. Ed è in testa al torneo. In proiezione nessuno riuscirà a tanto dopo 21 giornate. In Spagna il Mourinho, lucidato dal made in Italy, tien stretta la difesa del Real. Le goleade fanno il resto.
Se poi guardiamo nomi e assetti difensivi, l’Inter rischia comunque di fare invidia. La coppia Samuel-Lucio da un paio d’anni è davvero fra le più forti del mondo.E nel reparto non mancano i numeri uno: Maicon, Lucio e Samuel non temono confronti, nonostante i cali di forma. Cordoba è l’immagine del grande marcatore: sorta di Hulk che ti lancia sempre la ciambella di salvataggio. Chivu si arrangia sulla sinistra, essendo più bravo al centro. Materazzi è un dignitoso rincalzo. Mai come in questo caso l’unione fa la forza. Benitez ha lavorato sui ritocchi e migliorato qualche particolare. E il risultato parla per lui, nonostante la sconfitta con l’Atletico Madrid in Supercoppa e quella con la Roma. Da undici anni la retroguardia non era così resistente. L’altra volta stava in panchina Lippi e i gol arrivarono da Crespo (Parma), Dionigi (Piacenza) e Maniero (Venezia). Stavolta dal palermitano Ilicic, dal romanista Vucinic e da Floro Flores per l’Udinese.
Solitamente la difesa interista incassa fra i 4 e i 5 gol, con due eccezioni: 11 reti nel 2004/2005 e 9 gol nella stagione 2000/2001. Ma anche gli altri non stanno a guardare: difensivamente la Lazio è quasi una scommessa(5 reti), affidata a un tecnico veterano, capace delle attenzioni del caso. Il Milan (4 gol) si affida al duo Nesta-Thiago Silva. Sul resto meglio stendere un velo: brividi garantiti e un buon portiere (Abbiati). L’idea di avere un tridente o un poker in attacco, non può prescindere dalla qualità difensiva. Affidarsi a due soli ottimi interpreti è sempre un rischio.
Invece il Napoli ha puntato sull’attacco e finché Cavani va... Stessa via seguita da Barcellona in Spagna e Manchester United in Inghilterra. Nella Premier, il marchio difensivo made in Italy sta facendo trend. Manchester City-Chelsea si è risolta con tipico risultato(1-0) all’italiana, hanno detto i commentatori inglesi. Ma date un’occhiata ai numeri: Chelsea due reti subite, ManCity una in più. E i gol incassati hanno fatto la classifica. United e Arsenal ne hanno presi 9. Che poi il Chelsea sia anche una macchina da gol (23) qualifica la bontà della squadra e della mano di Ancelotti. Mancini ha ancora qualche grattacapo in attacco: Tevez e Adebayor sono due spreconi. Ma la mano dei tecnici è una garanzia per non imbarcarsi in qualche bevuta di gol.
Infine non dimentichiamo Mou: arrivato in Italia tatticamente mal preparato, se n’è andato con un bel bagaglio in più. Da noi ha perfezionato la sua passione difensiva ed ora l’ha trasferita sul Real, eterno gruviera: è terzo in classifica ma i gol subiti sono appena due, la metà delle squadre in testa, meglio del Barcellona. La Spagna capirà cosa significa difesa che fa la differenza. Il mondiale ha illuso un po’.

Il ct Del Bosque sta facendo predicozzi, dopo il 4-1 che, in settembre, gli ha rifilato l’Argentina. Non basta esser diventati campioni del mondo. Bisogna esserlo. L’Italia (via Mou) può insegnare qualcosa. In ogni senso.

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