Dalle Falkland al Kosovo Ecco chi sono i fucilieri di sua Maestà

Le origini dei Gurkha affondano nel mito. Secondo le leggende, Bappa Rawal, il fondatore del loro popolo, era un principe indiano che incontrò Guru Gorkhanath, il santo guerriero delle tradizioni indiane. È proprio da lui che questo popolo prende il suo nome: stupito dalla devozione del principe, questa semi divinità gli donò il Kukri, il tipico pugnale dei guerrieri Gurkha e insegnò loro a combattere, trasformandoli in un popolo guerriero.
Dall’India, loro terra d’origine, i Gurkha si spostarono prima in Afghanistan dove, dopo aver fermato l’avanzata musulmana, fondarono la città di Kandahar; poi, alcuni secoli dopo, conquistarono quei territori del Nepal che ora portano il loro nome. Da lì, verso la fine del 1700, ampliarono la loro influenza su tutto il Nepal moderno, fino ad arrivare a scontrarsi con la Compagnia britannica delle indie orientali.
La cosiddetta guerra Gurkha durò dal 1814 al 1816 e i soldati di sua Maestà furono colpiti dal coraggio di questi guerrieri al punto da rinunciare a conquistare il Nepal, che divenne soltanto un protettorato della Corona inglese. Da quel momento in poi i guerrieri Gurkha vennero sempre arruolati nei reggimenti dell’esercito britannico e furono protagonisti di molte famose battaglie nei domini coloniali della Gran Bretagna.
Dopo la rivoluzione indiana del 1857, i Gurkha furono inquadrati come reggimenti di fucilieri nell’esercito inglese e sotto le insegne della regina combatterono in tutto il mondo, fino alla Seconda guerra mondiale. Dopo l’indipendenza indiana i 10 battaglioni formati da soldati nepalesi vennero divisi fra i due eserciti: sei restarono all’ex colonia e quattro alla Gran Bretagna. I fucilieri Gurkha sono così stimati che spesso hanno anche montato la guardia a Buckingam Palace al posto delle tradizionali guardie e anche ora stanno prestando servizio nella missione in Kosovo.


Ora, con la caduta della monarchia in Nepal e la nascita di un regime maoista, questa tradizione ormai secolare rischia di finire e i Paesi che richiedono i servizi dei Gurkha dovranno cercare altrove i loro soldati. Rinunciando a quelli che, secondo il loro motto, sono «i più coraggiosi fra i coraggiosi».

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