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Dalle lacrime alla scure "Tra sei anni addio pensioni d’anzianità"

La Fornero non piange più: "Usata l’accetta, ma la riforma è equa". E a Ballarò avverte: per aumentare le minime servono altre risorse

Dalle lacrime alla scure "Tra sei anni addio  pensioni d’anzianità"

Fenomenologia della lacrimazione. Ci sono le lacrime democratiche di Elsa Fornero e quelle respingenti delle ministre berlusconiane. La faccia della Fornero ha fatto il giro del mondo, le sue parole mettono in allarme milioni di italiani. «Le pensioni di anzianità - ha spiegato alla commissione lavoro della Camera il grande architetto del nuovo sistema previdenziale - vanno a morire a partire dal 2018, ma non finiranno immediatamente». La conclusione del vecchio ciclo sarà graduale, anche se il ministro del Welfare sta cercando di accelerare la transizione verso il nuovo sistema. Domenica sera, la Fornero era inciampata nella parola «sacrifici» e si era messa a piangere.

A Ballarò difende il suo lavoro: «È vero che la manovra contiene misure pesanti, ma la credibilità sui mercati sarebbe a rischio se noi allentassimo». Poi, senza giri di parole, ammette: «Anziché agire soltanto con l’accetta, il governo ha deciso di dare un lungo respiro alla riforma affinché fra due anni gli italiani non ne debbano avere un’altra».

E sulle pensioni minime sotto i mille euro sottolinea: «Sarei felicissima di alzarle se trovassi altrove i soldi».
Lacrime e rigore, dunque. Emotività e razionalità. Ma pure una risata senza briglie. Quando Maurizio Crozza prende in giro il ministro Piero Giarda, accostandolo agli astronauti di Star Trek, lei non si trattiene. È un momento. Poi riprende la sua navigazione fra le tabelle. E il personaggio le resta incollato addosso. Anche se maneggia quote e indici che cambieranno la vita di migliaia e migliaia di famiglie, la Fornero è già un’icona nei salotti e nei blog a la page.

La sociologa Chiara Saraceno si schiera dalla sua parte: «Io e mio marito - dice al Corriere della Sera - ci siamo immedesimati nella sua fatica di comunicare cose non belle». Ma attenzione, non tutte le lacrime possono essere sdoganate. Quelle della Prestigiacomo, ad esempio, vengono bocciate senza se e senza ma. «Il pianto della Fornero - aggiunge la Saraceno - non era certo quello della Prestigiacomo, piena di stizza perché non la prendevano sul serio». Lacrime farlocche e pianti che sembrano riti purificali.
Marina Terragni, storica femminista, parla di «lacrime di empatia e compassione».

La Terragni, insomma, lucida l’aureola, poi aggiunge: «Il pianto dice l’enorme peso della responsabilità, sentita fino in fondo». Le lacrime diventano la spia di un travaglio interiore, mentre altre lacrime sono etichettate come un espediente, l’ingrediente principe di una sceneggiata. La Terragni conclude con una standing ovation: «Elsa Fornero è la ministra più bella del mondo». Un giudizio che ritorna nelle parole di Andrea Romano, lo storico alla guida di Italia Futura, il pensatoio montezemoliano: «Erano lacrime spontanee, non come certe lacrimazioni artificiali, anche nella storia più recente». Paiono le dispute sulle Madonnine, in bilico fra fede e superstizione.

La debolezza della Fornero piace, i volti inondati delle donne berlusconiane vengono guardati con sospetto.

Lei intanto plaude alla scelta dei presidenti di Camera e Senato di dare il buon esempio passando al contributivo nel calcolo dei vitalizi: «È importante perché mette in mora tutte le istituzioni» ancora abbarbicate al retributivo «come la Banca d’Italia». Martedì la Fornero incontrerà il governatore Ignazio Visco. E anche via Nazionale potrebbe capitolare.

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