Dalle vecchie lire di regime alle carte di credito di oggi

Cambia la tecnologia e cambiano anche le regole. Il Monopoli nel corso della sua storia ha avuto diverse varianti senza rinunciare alla sua identità. La principale differenza dell’edizione tecnologica rispetto a quella tradizionale sta nella Banca elettronica, ovvero in una macchinetta che va a pile, una sorta di Pos, dove ogni giocatore deve inserire la sua carta di credito contraddistinta da una banda colorata e da un codice numerico personalizzato che all’inizio del gioco ha un plafond di 15 milioni di euro. Ogni volta che la carta viene introdotta nell’apparecchio dà il saldo e può essere ricaricata con le vincite o addirittura azzerata in caso di bancarotta. Le mosse si fanno sempre lanciando i dadi: il giocatore muove il proprio segnalino di un numero di caselle pari al punteggio ottenuto e potrà, secondo quanto scritto sulla plancia del gioco, diventare proprietario di un terreno ancora libero sborsando la cifra corrispondente alla Banca Elettronica che fornisce il relativo contratto, dare l’affitto al proprietario per la sosta forzata, pagare una tassa, pescare una carta imprevisti o probabilità, andare in prigione.

Come sempre il primo passo è acquistare terreni, possibilmente dello stesso colore, in modo da poter costruire uno dei 12 alberghi e delle 32 case previste dal piano immobiliare esigendo affitti sempre più elevati o decidendo di venderli rimpinguando il proprio patrimonio oppure di farli ipotecare se gli affari cominciano a vacillare. Alla fine vince chi è riuscito a far fallire gli altri avversari, oppure, se si stabilisce di dare un tempo alla partita, chi entro l’orario fissato ha più soldi sul suo conto corrente elettronico.

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