Festività sotto assedio per molti cristiani nel mondo. Dagli attacchi in Nigeria, che hanno causato la morte di 38 persone, all’attentato contro una chiesa cattolica nelle Filippine, all’ultima strage nella chiesa di Alessandria in Egitto, l’allarme resta alto in moltissime zone a rischio.
PAKISTAN
Natale all’insegna delle proteste in Pakistan, dove
la comunità cristiana è ancora scossa dalla condanna a morte
di Asia Bibi, la madre di 5 figli accusata di blasfemia contro
il profeta Maometto. Il 24 dicembre i musulmani hanno indetto
una provocatoria manifestazione di protesta contro l’appello
dei cristiani per abolire la controversa legge sulla blasfemia.
Il 25, invece, i cristiani sono scesi nelle strade per invocare
il ritiro del provvedimento. In occasione del Natale, il
presidente pachistano, Asif Ali Zardari, ha inviato i suoi
auguri ai fedeli, ricordando il messaggio di "Gesù Cristo di
amore, perdono e fratellanza". Ma il clima è tutt’altro che
tranquillo, come dimostra l’ultimo attacco contro il sito del
Pakistan Christian Post sferrato da un gruppo di hacker
islamici che si chiamano ’Dragonì. Il sito è stato oscurato e
al suo posto campeggia l’immagine di un angelo insanguinato.
INDIA
Dalla cattedrale del Sacro Cuore di Nuova Delhi alla
cattedrale di San Paolo a Kolkata, sono stati migliaia i fedeli
che hanno partecipato alla messa di mezzanotte. La situazione
dei cristiani, tuttavia, rimane fortemente a rischio: a Mumbai
è stata diramata un allerta contro possibili attacchi
terroristici mentre nell’Orissa i cristiani hanno festeggiato
in un clima di terrore e minacce. I fondamentalisti indù
avevano infatti annunciato per il giorno di Natale un raduno
nel distretto di Kandhamal in memoria di un membro della loro
tribù, Khageswar Mallick, che nel 2007 rimase ucciso mentre
tentava di assalire una chiesa. Un omicidio per cui vennero
accusati, senza prove, dei cattolici del posto. Allora, la
morte dell’indù provocò l’esplosione di pogrom anti-cristiani
con 3 fedeli uccisi, migliaia di chiese e case messe a ferro e
fuoco e più di 50mila sfollati. Ma quest’anno i fedeli hanno
sfidato la paura e celebrato lo stesso il Natale, guardati a
vista da un forte schieramento di poliziotti. Nonostante la
Costituzione indiana garantisca il diritto alla libertà
religiosa, a livello locale rimangono vigenti leggi
anti-conversione contro i cristiani.
EGITTO
Situazione ad alto rischio in Egitto, dove vive una
forte comunità cristiana (circa il 10% della popolazione).
Nelal notte di capodanno un autobomba è esplosa davanti lal
chiesa copta di Alessandria di Egitto, probabilmente opera di
un kamikaze: 21 il bilancio dei morti. Il mese scorso due copti
sono rimasti uccisi e 150 sono stati arrestati in seguito ai
pesanti scontri con la polizia avvenuti davanti alla sede del
governatorato di Giza. All’origine della protesta, il blocco
imposto dalle autorità locali alla costruzione di una chiesa a
Talbiya, nella zona delle Piramidi. Violenti attacchi contro
case e chiese cristiane, inoltre, sono stati sferrati da gruppi
di musulmani nel sud del Paese dopo la scoperta di una storia
da amore tra un ragazzo copto e una giovane musulmana. I
cristiani egiziani lamentano forti discriminazioni e affermano
di essere considerati cittadini di serie B. Ancora fresca nella
memoria, inoltre, è la strage avvenuta vicino Luxor il 7
gennaio scorso, in occasione della Natività copta, quando i
fedeli che uscivano dalla messa di mezzanotte furono aggrediti
da un islamista armato, che uccise sei persone.
NIGERIA
Misure di sicurezza rafforzate in Nigeria dopo i
sanguinosi attacchi ai cristiani. Nella città di Jos, capitale
dello stato centrale nigeriano di Plateau, le violenze sono
costate la vita ad almeno 80 le persone, sono stati inviate
squadre di poliziotti in assetto anti-sommossa per sedare la
tensione, tre persone sono state arrestate. L’Onu ha dato il
suo sostegno al governo di Goodluck Jonathan per gli sforzi
compiuti mentre il segretario generale, Ban Ki-moon, ha fatto
sapere che è "costernato" per le violenze contro i cristiani
che hanno causato "tante vittime innocenti". La nazione ha una
popolazione stimata di oltre 150 milioni di abitanti, equamente
suddivisi tra cristiani (Nigeria meridionale) e musulmani (al
nord). Il teatro di maggior criticità è appunto Jos, confine
ideale tra il nord musulmano e il sud cristiano.
FILIPPINE
Durante la messa di Natale, una bomba è
esplosa sul tetto di una chiesa cattolica dell’isola di Jolo,
ferendo il sacerdote e cinque fedeli. L’isola è una roccaforte
di Abu Sayyaf, un gruppo legato ad Al Qaeda, responsabile
dell’attacco. Un memo dell’intelligence aveva avvisato la
polizia di Sulu e i marine filippini che i terroristi volevano
attaccare le chiese locali. La Costituzione delle Filippine del
1986 sancisce la libertà religiosa ma i fedeli sono stati
sovente vittime di attentati e rapimenti.
IRAQ
Il piano di sicurezza del governo iracheno ha
funzionato ma per le comunità cristiane è stato un Natale
all’insegna del lutto e della paura. Sono stati in tutto
quattordici gli attacchi dinamitardi contro le abitazioni di
iracheni di fede cristiana che, a partire dalla tarda serata di
ieri, hanno interessato diverse zone di Baghdad. L’unico
attentato letale si è registrato nel quartiere centrale di
al-Ghadir, dove è stata fatta esplodere a distanza una bomba
di fabbricazione artigianale. Solo dieci degli ordigni,
peraltro, si sono effettivamente azionati, mentre i restanti
quattro sono stati localizzati prima che scoppiassero; gli
artificieri hanno poi provveduto a farli brillare in maniera
controllata. Gli attacchi sono stati rivendicati dal sedicente "Stato Islamico dell’Iraq", organizzazione che costituisce la
principale branca locale di al Qaeda: si tratta dello stesso
gruppo ultra-radicale che sempre nella capitale del Paese arabo
due mesi fa, il 31 ottobre, perpetrò il massacro nella
Basilica siro-cattolica di "Nostra Signora della Salvezza":
persero la vita 44 fedeli, due sacerdoti e sette guardie delle
forze di sicurezza. Dieci giorni più tardi la campagna
anti-cristiana colpì diverse case private in città, con un
totale di sei persone uccise e 33 ferite.
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