Dall'imam a Celentano: un esercito di candidati per scalzare la Moratti

Tra gli aspiranti sindaci Shaari e il «molleggiato». Ma tra i papabili anche Bossi, Sgarbi e Pagliarin. Arrivano i big e fanno litigare la sinistra

Dall'imam a Celentano: un esercito di candidati per scalzare la Moratti

Ci sarà il candidato ecologista e il liberale con un passato in Forza Italia, l’archistar e l’irascibile critico d’arte, l’avvocato di gran successo e l’ex ministro leghista, quello che sindaco lo è già stato e vorrebbe ridiventarlo e il costituzionalista di sinistra che accusa la sinistra di non essere democratica. E perfino il candidato islamico che vuole una Milano nuova. O Adriano Celentano, il cantante predicatore che l’ultrasinistro Mario Capanna vorrebbe al posto di Letizia Moratti. E magari affacciato al balcone che dà su piazza della Scala a inveire contro i grattacieli e il progresso che ha distrutto la sua via Gluck.
E così, prima di perdere il conto, è forse bene metter mano al pallottoliere degli aspiranti inquilini di Palazzo Marino. Tra tante bizzarrie il testa a testa più maschio rischia di essere quello tra Gabriele Albertini e la Moratti. Un derby nel centrodestra che occupa tutta la scena, unico elemento d’interesse in una campagna che a sinistra dir moscia è poco. E così il vero rivale temuto dal Pdl è proprio l’ex falco di Federmeccanica che dopo un turno (per legge) in panchina, è pronto a riprovarci. Il problema è con chi. Sbarrata la strada maestra, ammicca ai «futuristi» di Gianfranco Fini. Ma nel Fli non v’è certezza. E dunque Albertini ripiegherà probabilmente in una ben remunerata poltrona in A2A o in Edison. Ma a punzecchiare lady Letizia c’è pure Umberto Bossi, la cui candidatura non è mai stata ritirata. Rimanendo nel centrodestra, il pericolo potrebbe esse un suo ex pupillo e pure assessore. Quel Vittorio Sgarbi che dopo aver pubblicato Clausura a Milano (Bompiani), ora insidia «suor Letizia». Anche se la tattica del geniale critico d’arte potrebbe essere il ritiro all’ultimo momento in cambio di un assessorato. Che gli consenta di lasciare l’esilio dorato di Salemi. L’Udc (come da tradizione) non si sa ancora con chi starà. Ma il pretendente è l’ex questore di Milano e prefetto di Firenze e Roma Achille Serra.
Capitolo sinistra e centrosinistra. I candidati alle primarie sono già in campo. E se le danno di santa ragione. Il più arzillo e combattivo è il settantaquattrenne Valerio Onida. Illustre giurista e presidente onorario della Corte costituzionale, rinfaccia ai suoi il nessun rispetto delle regole democratiche in primarie che giudica truccate. Alterate dall’appoggio dato dal Pd a Stefano Boeri. Affermato professionista e capo della consulta architettonica di Expo dove l’ha chiamato la Moratti, solo un giorno dopo esserne uscito ha capito che era tutto sbagliato. Tutto da rifare. Il suo più accreditato avversario è l’avvocato Giuliano Pisapia che a fine settimana aspetta l’arrivo di Nichi Venbdola, il leader di Sinistra ecologia e libertà atteso venerdì per lanciarne la corsa. Poco più che spettatore sarà (con tutto il rispetto) l’ambientalista Michele Sacerdoti che promette di annullare il Pgt e riaprire i Navigli.
Gli altri. A cominciare dall’ex ministro e allievo di Gianfranco Miglio Giancarlo Pagliarini. Economista e federalista duro e puro che promette la ricetta giusta per il rilancio del Nord sponsorizzato da Lombardia autonoma, il movimento indipendentista presieduto da Roberto Bernardelli, vecchia conoscenza della politica milanese.

Poi il «soggetto politico di centrodestra di ispirazione cristiana pronto a pensare al bene comune della città» di Gianfranco Librandi, fondatore del Movimento politico unione italiana. E «Milano nuova» sarà invece il partito musulmano di Abdel Hamid Shaari, da anni capo del centro culturale islamico.

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