Non sono tra coloro che vorrebbero sciogliere l'Ordine dei Giornalisti, ma ne contesto determinati poteri. Prendiamo Tony Damascelli, che in virtù di una sua ritenuta appartenenza al «sistema Moggi» è stato sospeso dall'Ordine per quattro mesi. Significa che non potrà firmare, non riceverà lo stipendio e non avrà contributi previdenziali: questo, notare bene, per qualcosa di penalmente irrilevante. Mentre Luciano Moggi, che è messo come sappiamo, intanto scrive articolesse su Libero. Qualcosa non va. Non si vuole negare che l'Ordine possa sorvegliare la deontologia e provvedere a limitate sanzioni disciplinari: ma nel momento in cui le imputazioni rivolte a un giornalista attengono perlopiù al suo rapporto col suo giornale e coi colleghi più stretti, dunque alla sua lealtà e fedeltà a una testata, penso che la facoltà di sospendere o addirittura licenziare spetti appunto alla testata che lo stipendia. Editori e direttori sono i più interessati in assoluto all'eventualità che un loro giornalista si sia comportato male e gli abbia creato danno.
Per vicenda diversa ma con tratti assai comuni, per esempio, Repubblica di recente ha ritenuto di volersi privare di uno dei più bravi cronisti in circolazione, Luca Fazzo. Ha deciso Ezio Mauro, punto e basta, e sai quanto glien'è importato dell'opinione dell'Ordine. Circa Tony Damascelli, se ho ben capito, medesima importanza viene attribuita all'Ordine da questo giornale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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