Le dame nere del terrorista rosso

Le dame nere del terrorista rosso

Il feuilleton di Alexandre Dumas «I Mohica­ni di Parigi », a suo modo un giallone, a metà Ottocento aveva già codificato la regola se­condo la quale, durante una caccia all’assas­sino, o al suo movente, la pista migliore è cercare la donna. Cherchez la femme . Diven­tata un cliché poliziesco, non si può peral­tro negare che la frase nasconda un certo buon senso comune. Un paio di millenni di civiltà umana suggeriscono che, quale che sia il problema, spesso dietro c’è la donna. O le donne. Ieri Arrigo Cavallina, uno dei fondatori dei Pac,il gruppo armato in cui militò l’ex terro­ri­sta Cesare Battisti, ha indicato in Fred Var­gas, famosa scrittrice francese che da anni si batte per la sua liberazione, la femme fatale del «caso Batti­sti », anch’esso diventato suo mal­grado un orrido feuilleton: «Un giorno –ha detto –verrà fuori il ruo­lo nefasto che ha avuto, è lei l’ani­ma nera della situazione». Qual­che ora dopo, invece, si veniva a sa­pere, rivelato da Bruno Berardi, presidente dell’associazione per le vittime del terrorismo e mafia «Do­mus Civitas», che in passato Carla Bruni, première dame di Francia, si è spesa personalmente presso l’ex presidente brasiliano Lula perché Battisti non fosse estradato. Del re­sto, già due anni fa, in un’intervista rilasciata a Repubblica , proprio la Vargas aveva confessato una liai­son ideologica con Carla Bruni: «Una volta sono stata ricevuta, gra­zie a Carla, dal presidente Sarkozy. È successo dopo la decisione di non estradare in Italia l’ex brigati­sta Marina Petrella. Il presidente era d’accordo con me sul fatto che il caso della Petrella e quello di Ce­sare erano simili... Carla è una mia amica, ci conosciamo da tempo. A lei piacciono i miei libri, a me piace la sua musica. A Parigi ci frequen­tiamo e parliamo dei nostri comu­ni interessi». Stessi libri, stessa musica, stessi sa­lotti, stessi interessi. Stesse sbanda­te gauchiste, stessi innamoramen­ti rivoluzionari, stesse snobistiche crociate politico-umanitarie. Maître à penser in tailleur e rosset­to, Carla Bruni e Fred Vargas, dal­l’Eliseo al Tredicesimo arrondisse­ment di Parigi, sono le pasionarie del caso Battisti, le Grand Dame che guidano la pattuglia intellettua­le dei «battistiani», i difensori del­l’amnistia o della non-estradizio­ne, una milizia internazionale nel­la quale via via si sono arruolati alti ufficiali, soldati semplici e merce­nari, da Daniel Pennac a Gabriel García Márquez, da Bernard-Hen­ri Lévy – sulla cui rivista La regle du jeu è apparso il messaggio di ringra­ziament­o a Lula per non aver ricon­segnato Battisti all’Italia firmato da Fred Vargas – fino alle seconde file italiane che aderirono all’appello pro-Battista lanciato dal foglio on line Carmilla , e tra le quali si conta­no curiosamente, oltre a Roberto Saviano, parecchi giallisti, quasi un marchio di fabbrica dell’intrica­ta vicenda, come lo è stato Battisti stesso, lo è la Vargas e lo sono Massi­mo Carlotto, Valerio Evangelisti, il collettivo Wu Ming, Giuseppe Gen­na, Pino Cacucci... I Signori del noir e le Dame in ros­so. Di Carla Bruni, Giovanna d’Arco di tutte le crociate della gauche , inelut­tabilmente caviar , si conosce tutto, anche molto di più del necessario: supermodella di grandissima bel­lezza, cantante e attrice di non al­trettanto talento, incarnazione fem­minea dello snobismo estetico pri­ma ancora che etico, italien antipa­tica ai francesi e ancora di più agli italiani, prima donna di Francia quale moglie del presidente Sarkozy è detta vezzosamente Car­là. Non manca di prendere parte – quella a sinistra - ai dibattiti pubbli­ci e politici del suo e degli altri Paesi. Mai richiesta e raramente a proposi­to. Di Fred Vargas, paladina senza pau­ra­e senza vergogna di Cesare Batti­sti, alla cui causa nel 2004 ha dedica­to anche un libro – incomprensibil­mente non tradotto in Italia... -La verité sur Cesare Battisti ,si conosce meno della sua amica Carla Bruni, ma anche in questo caso molto più di quanto interessi. Ricercatrice di archeozoologia specializzata in me­dievistica, si chiama in realtà Frédérique Audouin Rouzeau, es­sendo Fred Vargas uno pseudoni­mo adottato in omaggio alla sorella gemella Jo (una pittrice che nelle sue opere si firma appunto Vargas, che è il cognome del personaggio in­­terpretato da Ava Gardner nel filmLa contessa scalza ).Ha 54 anni, par­ticolare che infastidisce le donne, ha scritto una dozzina di gialli, parti­colare che infastidisce molti lettori, è nota in Francia come il tipico intel­­lettuale impegnato di sinistra (che infatti passa le serate all’Eliseo a par­lare di letteratura con i Sarkozy) e ha aiutato materialmente l’amico ex terrorista quando era in clande­stinità in Francia, tra il 2004 e il 2007: proprio una telefonata alla sua casa parigina ha permesso alla polizia di localizzare Battisti. Da noi la Vargas è pubblicata, probabilmente per ca­so, da Einaudi, e ha ottenuto soprat­tu­tto su Repubblica recensioni entu­siaste, delle quale se ne ricorda una, imbarazzante, di Concita De Grego­rio, quando ancora non dirigeva l’ Unità . A proposito dei suoi libri si dice che «sa dispiegare una straordi­naria visionarietà, unita a una capa­cità di indagine psicologica e alla passione per meticolose ricostru­zioni ambientali». E «visionarietà», nel caso della proclamazione di in­nocenza per Cesare Battisti, sem­bra in effetti appropriata.

Per il resto, come ha insegnato Du­mas un secolo e mezzo fa, se volete sapere chi, più di ogni altro, ha mo­bilitato l’intellighenzia internazio­nale a favore di un pluriomicida condannato a quattro ergastoli, ba­sta che cherchez la femme . In questocaso, due.

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