da Roma
Il taglio del cuneo fiscale sarà inserito dal governo nel prossimo Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria), e varrà soltanto per il lavoro a tempo indeterminato; per il lavoro a progetto e per altre forme di flessibilità, invece, si procederà a un innalzamento degli oneri contributivi. Lannuncio di Cesare Damiano riguarda non tanto lindustria manifatturiera (dove i lavoratori a tempo indeterminato sono circa il 90%), ma soprattutto il settore dei servizi e del turismo. Di fatto, il neo ministro del Lavoro propone («lo suggerirò a Prodi», dice nel corso di un convegno organizzato a Portovenere dalla Fondazione Debenedetti) di rendere meno conveniente il ricorso alle flessibilità previste nella legge Biagi. La riduzione del costo del lavoro varrebbe così soltanto per i dipendenti «tradizionali», mentre aumenterebbe nel caso di dipendenti con contratti di nuovo tipo, più flessibili.
«Non intendiamo abolire la legge Biagi - precisa Damiano - penso però che vi apporteremo correzioni profonde. Allinterno del provvedimento ci sono delle forme, come il lavoro a chiamata o lo staff leasing (una sorta di impiego in affitto) che intendiamo cancellare». Più in generale, secondo il ministro, sullintera normativa del lavoro «vale la pena di fare un passo indietro, indirizzando il mercato verso il lavoro a tempo indeterminato: questo vuol dire incentivare le imprese a rendere stabile il lavoro». Insieme con la riduzione del cuneo fiscale, il governo intende ripresentare gli incentivi (in particolare, il credito dimposta) per le imprese che assumono, sempre a tempo indeterminato, nel Sud.
Damiano si dimostra più flessibile sulla questione dellorario di lavoro. Lesperienza francese delle 35 ore, dice, ha dimostrato che non è questa la strada da seguire. Su questo tema, spiega, «le leggi non devono sovrapporsi alle parti sociali: è sbagliato imporre una regolazione sullorario, è incongruo fissare soglie basse quando poi in Italia ci sono contratti da 38 ore e i lavoratori poi ne fanno da 40 a 50 effettive». Per lex ministro Tiziano Treu (ora senatore della Margherita) è necessario il decentramento della contrattazione collettiva, e bisogna anche valorizzare il part time.
Quanto alle pensioni, Damiano conferma labolizione dello «scalone» previsto dalla riforma per il 2008, «per tornare alla vecchia logica delluscita flessibile dal lavoro»: con 35 anni di contributi, dunque, si potrà andare in pensione fra i 57 e i 65 anni detà.
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