«La Danzì vada via. Con Marta»

«La dottoressa Danzì è pacificamente un dipendetene pubblico: come tutti i dipendenti pubblici deve servire la Nazione (art. 98 Costituzione) ossia i cittadini e gli organi qual è il Consiglio comunale, che li rappresenta. Come tutti i dipendenti pubblici essa è tenuta inoltra ad osservare i principi costituzionali di trasparenza, imparzialità e di buona amministrazione (art. 97 Costituzione)». Comincia così il duro comunicato con cui alcuni gruppi di minoranza in consiglio comunale chiedono le dimissioni del segretario generale del Comune e del sindaco di Genova Marta Vincenzi. «Pur essendo scelta dal sindaco, il Segretario Danzì deve “servire” le istituzioni in modo da conformare la propria azione ed attività alle norme vigenti. La Danzì ricopre anche le funzioni di Direttore Generale -continuano i capigruppo di Forza Italia, Lista Biasotti, La Destra e Lega Nord- e, come tale, è il massimo responsabile della gestione amministrativa del comune. Dalla “diretta televisiva”, invece, emerge che, nonostante due mesi di tempo gli uffici diretti dalla Danzì non sono stati in grado di avvedersi di una o più situazioni di ineleggibilità ostativa all'assunzione dell'incarico di Revisore dei Conti da parte di alcuni candidati ». Il centrodestra lamenta una certa incompetenza da parte del segretario generale arrivando a pensare che tale incompetenza maschererebbe altro: «Come è possibile che un simile dato fosse a conoscenza del consigliere Arvigo e non degli uffici e come è possibile che questo dato, non certo secondario compaia improvvisamente 30 secondi prima, come ha giustamente rilevato il capogruppo Farello?». Per Raffaella Della Bianca, Valter Centanaro, Alessio Piana e Gianni Bernabò Brea «il comportamento del Segretario generale, mira a sovrapporre la volontà del sindaco a quella del consiglio cui compete la nomina dei Revisori dei Conti e in tal modo consente al Sindaco di scegliere le persone che sono deputate a controllare l'operato dell'amministrazione. Tutto ciò compromette il rapporto di fiducia che deve sussistere tra il consiglio e Segretario. Per queste ragioni, con dispiacere, siamo costretti a chiedere le dimissioni della Danzì non riscuotendo più la fiducia dei consiglieri. E lo stesso dovrebbe fare la signora Sindaco che dimostra di non avere una mano molto felice nella scelta dei suoi collaboratori più stretti, ma sembra più impegnata a proseguire logiche di occupazione del potere che amministrare la città».

Da tutto questo si smarca An che non trova responsabilità tali da esigere le dimissioni del Segretario generale: «Siamo sempre i primi a chiedere la testa della Vincenzi -spiega il capogruppo Praticò- ma in questa occasione troviamo che le delibere dei revisori dei conti siano in difetto da 25 anni: le colpe, a nostro parere, sono da far risalire ai precedenti dirigenti che non si sono mai accorti di quando denunciato da Arvigo. Mi chiedo, inoltre, se i miei colleghi del centrodestra si sarebbero mai resi conto di questi vizi formali».

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