Milano - Stasera Dave Gahan sarà sul palco dello stadio San Siro con i suoi Depeche Mode dopo aver convinto tutti l’altra sera all’Olimpico di Roma davanti a circa 47mila persone. E quando arriverà in scena per ultimo, preceduto da Martin Gore e Andrew Fletcher, tutti gli occhi scruteranno il suo volto, le sue movenze, la sua capacità di stare sul proscenio. Perché? Dave Gahan è stato operato da pochi giorni per un tumore alla vescica. Poco prima di un concerto ad Atene, era stato colpito da un violento attacco di dolori di stomaco. Ricoverato in ospedale, gli erano stati diagnosticati alcuni esami medici. Risultato: tumore. Tournée annullata, intervento chirurgico, brevissima degenza e poi il ritorno in scena. Insomma, una storia drammatica e bellissima destinata ad entrare negli album del rock come esempio di dedizione, sfortuna e volontà. I Depeche Mode sono una delle band più grandi degli ultimi vent’anni: hanno venduto oltre settanta milioni di dischi, creando un marchio musicale, l’elettropop, che ha fatto scuola e creato un pubblico di affezionati capace di resistere nel tempo. Dai primi successi negli anni Ottanta, come I just can’t get enough, fino a brani strepitosi come Personal Jesus o Enjoy the silence, i Depeche hanno creato un’«immagine svincolata dall’immagine» che li rende fascinosi, irresistibili e ancora in grado (una delle poche band) di sopravvivere anche ad album non entusiasmanti come l’ultimo Sounds of the universe.
Il merito è senza dubbio della loro gavetta e della capacità di sopravvivere a un’incredibile serie di eccessi, protagonista tra l’altro proprio Dave Gahan, che a metà degli anni Novanta è stato anche sul punto di morire a causa di una overdose di stupefacenti. In ogni caso, la sua performance, come riportano i giornali, è stata di livello superiore. Vestito di nero, con un gilet che presto si è aperto, Gahan è subito diventato il protagonista dello show, correndo da una parte all’altra del palco, cantando con la sua inconfondibile voce senza mai perdere un colpo anche per merito di una scenografia, firmata dal grande Anton Corbijn, che lo ha assistito per tutta la sera sfoggiando un enorme ledwall alle spalle dei musicisti. E così il merito di questa grande band si è arricchito di un’altra tacca: quella di essere autentici sopravvissuti che non si abbandonano alle lamentele ma ripartono da capo senza fiatare.
È una delle caratteristiche sempre più rare in un mondo ormai abbonato all’usa e getta, alla scoperta di nuovi talenti che vengono consumati in pochi mesi e poi spariscono nel dimenticatoio per essere subito sostituiti da altri. I Depeche Mode, autentico simbolo degli anni Ottanta, sono invece ancora qui e sono ancora simboli di un modo di fare musica, con passione e lieta inconsapevolezza, che è destinato a scomparire in breve tempo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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