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Il ddl Napolitano preoccupato: «Sono chiari i punti critici del testo»

No, non sarà la D’Addario a bloccare la legge sulle intercettazioni. Ma lo stop può arrivare da Malta, dove, prima di concludere la sua visita ufficiale, Giorgio Napolitano fa notare che «i punti critici» del testo «sono chiari» e «risultano dal dibattito in corso nonché dai commenti di studiosi, costituzionalisti ed esperti». E sono «ovviamente gli stessi a cui si riferiscono le preoccupazioni del presidente della Repubblica, già sottolineate a esponenti di maggioranza e governo». Il capo dello Stato non indica «soluzioni da adottare e modifiche da fare» ma si riserva «la valutazione finale nell’ambito delle sue prerogative». C’è di più, Napolitano è rimasto male per la scelta di fissare al 29 luglio la discussione alla Camera: «Anche senza essere monsignor de La Palisse, è evidente che il consiglio di concentrarsi sulla manovra non è stato ascoltato».
La difesa di Fabrizio Cicchitto arriva in fretta. «Nella calendarizzazione abbiamo messo la manovra al primo posto, quindi il consiglio l’abbiamo seguito». Stop. In realtà le parole del capo dello Stato dimostrano che le intercettazioni sono finite nella tenaglia Napolitano-Fini: senza quelle modifiche da più parti richieste, al di là del duello politico generale tra Berlusconi e Fini, sarà difficile per il governo portare velocemente in porto il vascello.
E una conferma sui tempi che si allungano la si può trovare in alcune frasi di Renato Schifani. «Se il testo viene esitato dalla Camera nella prima settimana di agosto, a Palazzo Madama dovrà poi andare in commissione e in aula, per cui non vedo spazi. Non posso che confermare il calendario con i suoi tempi tecnici.

Del resto, non trattandosi di un decreto, un minimo di giacenza in commissione il testo deve averlo, pure se è alla quarta lettura».
Frena a suo modo anche Umberto Bossi: «La gente non ci tiene a essere intercettata però è chiaro che la magistratura in alcuni casi deve farlo. Si deve trovare la mediazione, la troveremo».

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