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De Angelis: «La Luna nuova può vincere»

Intervista allo skipper di Luna Rossa: «La barca di coppa America sarà pronta a primavera. E sarà migliore di questa; il progresso non si ferma»

Antonio Vettese

Siamo arrivati a fine stagione con una Luna Rossa molto in forma, molto vicina ai migliori. A Trapani poteva vincere, non è successo per una regata storta, ma essere a un passo dalla vittoria è comunque stata una bella prova di forza. Gli Act dell'anno sono stati tutti vinti da Alinghi meno uno, che è andato proprio alla barca italiana. La persona giusta per fare un bilancio è proprio lo skipper Francesco de Angelis, che abbiamo incontrato in buona forma fuori dai campi di regata e vicino ai banchi di scuola, relatore in un seminario organizzato al Politecnico di Milano.
Gli Act sono un esperimento ripetibile? C'è un futuro per queste esperienze?
«Il bilancio è certamente positivo. La partecipazione richiede uno sforzo per il team finanziario e organizzativo, ma il beneficio è notevole. Dal punto di vista tecnico e sportivo ne guadagnano tutti, soprattutto i team che partecipano per la prima volta. In passato dovevi lavorare da solo, praticamente al buio, e invece adesso hai più verifiche annuali. È stato positivo anche per avvicinare lo sport al pubblico e quindi creare attenzione per l'evento. E poi il fatto di andare con la sola barca, tre container e un gommone ci ricorda che per fare le regate non si ha sempre bisogno di progetti faraonici, ma che si può usare poco per avere qualcosa di tecnicamente ad alto livello».
Che alla fine la posizione in classifica assomigli molto ai risultati di Auckland cosa significa?
«Semplice: le barche sono le stesse. Tutti hanno fatto cambiamenti, miglioramenti. Ma nessuno ha segato la barca in due e ne ha fatta un'altra. Così le differenze si sono congelate. Sarà interessante vedere le barche nuove. Per noi la prima barca nuova arriverà in primavera e non è ancora del tutto deciso che la useremo, ma credo proprio di sì».
Vedremo dei cambiamenti notevoli con il varo delle nuove barche?
«Il progresso non si ferma, saranno di sicuro barche migliori di quelle viste finora. Si vedrà anche qual è l'atteggiamento dei singoli team, l'adattamento dei progetti alle nuove condizioni di regata».
C'è un outsider che può inserirsi nel pacchetto dei fortissimi?
«Il gioco è sempre aperto. Dipenderà ancora una volta da che barca si produce. Il livello sportivo è sempre molto alto, il fatto di avere questi grandi appuntamenti facilita i deboli che hanno la possibilità di portarsi più vicini ai migliori. Se poi hai la “macchina” che va forte è sempre un'altra vita».
È condivisibile l'impressione che il budget possa contare meno di altre volte?
«Non so, vedremo alla fine. Gran parte del budget va a finire nella ricerca e nella progettazione. Se riesci a fare una barca molto veloce spendendo poco sei stato molto bravo. Anche se l'area di analisi è molto ristretta dalla nuova regola e si lavora tanto sulla stabilità, chi guarderà le regate in Tv vedrà poche differenze tra le barche che a noi sono costate molto in ricerca».
Come saranno le regate?
«Le barche saranno più vicine e si prenderanno a “sportellate”, le regate saranno più vivaci con più interventi arbitrali».
State facendo un lavoro particolare nella preparazione dell'equipaggio?
«Rispetto al passato questo è un team nuovo, che lavora nelle premesse e nel programma in un modo nuovo. Anche io ho un ruolo diverso. Il gruppo sportivo è grande ed è stato esposto tutto nelle regate di quest'anno. È un fatto positivo ma più complicato da gestire, un investimento a lungo termine. Sono contento ed è stata una stagione positiva. Spero che venga presto l'anno venturo per andare in acqua».
Com'è il tuo rapporto con il timone?
«Sembra che questa sia la curiosità di tutti... Io timono tutti i giorni, esco in barca tutti in giorni e sono coinvolto nello sviluppo della barca. Quando ho tempo, faccio le mie regate di match race. Avendo un compito organizzativo molto importante non ho il tempo di concentrarmi solo su quel ruolo. Spithill può concentrarsi solo su quello ed è giusto che lo faccia, avendone anche la capacità. I risultati che ha ottenuto con merito quest'anno James, non li ha mai ottenuti prima e questo dimostra che l'allenamento che fa in casa gli serve. Philippe Presti lavora sia con me che con James per farci crescere dal punto di vista tattico nel match race».
Cambieresti le barche dalla prossima edizione?
«La barca è uno strumento, bisogna prima definire gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Andar forte? Avere regate combattute? Spendere poco? Meglio definire questo e poi parlarne».
È cambiato il tuo modo di vivere la Coppa? È cambiato il mondo della Coppa?
«Dalla prima volta sono cambiate tante cose, luogo, continente, regole. In Europa per il momento è seguita da un pubblico giovane, una media di trentadue anni, e molto al femminile. C’è poi l'interesse delle aziende che investono e che richiedono maggior comunicazione che ha una positiva ricaduta sullo sport in generale. Credo avrà un grosso impatto».
Alinghi è sempre la più forte?
«Alinghi è forte, ha un bel programma, inoltre ha strutturato l'evento per avere dei grossi vantaggi. Con il “buono” in termini di spettacolo che c'è negli Act, arriva un grande vantaggio per il defender. Alinghi a Auckland era tra quelli che non volevano regatare contro il defender neozelandese, per non dargli il vantaggio di misurare le prestazioni. Da quando ha vinto applica esattamente la teoria opposta. Così, questa volta, noi saremo costretti per lo schema dei punteggi a partecipare agli Act finali in cui dovremo andare forte e mostrargli la velocità reale delle barche.

A loro resterà il tempo per allungare il passo».

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