
Francesco De Gregori dice di essere appassionato di Storia. È sul palco del teatro Out Off di Milano dove presenta un esperimento: cantare le canzoni meno note, ma talvolta più belle, del proprio immenso repertorio (oltre trenta dischi, tra i quali classici come Rimmel, che quest'anno festeggia i 50 anni dall'uscita con una edizione speciale, disponibile dal 19 settembre). Duecento spettatori a serata, una cosa quasi intima, almeno per un suo concerto. Ora quell'esperimento è un documentario firmato da Stefano Pistolini. Si intitola Nevergreen e promette di farvi incontrare delle Perfect strangers cioè (canzoni) perfette estranee. Ha detto De Gregori, ieri a Venezia per la presentazione: "Perché le canzoni sconosciute? Mi sono reso conto che tra il mio pubblico non c'è solo chi viene a sentire le mie hit, come La donna cannone, Generale o Buonanotte fiorellino. Ci sono anche dei gregoriani talebani che vogliono sentire mie canzoni che neanch'io ricordo. Quindi, per compiacere loro e me stesso, ho deciso di riproporre le nevergreen". In parte non è così perché anche i brani meno noti di De Gregori sono appunto noti ma non è un problema, il documentario funziona bene, e si inserisce in un filone ben presente alla Mostra del cinema, ci sono infatti anche i documentari su Nino D'Angelo e Piero Pelù. In anteprima, fuori concorso, a Venezia 82, Nevergreen sarà nelle sale dall'11 al 17 settembre. Di fatto è un concerto, quasi tutto lo spazio è lasciato alla musica e alla presentazione dei numerosi ospiti. L'atmosfera è intima: "Suonare in piccoli teatri mi entusiasma perché tra la prima fila e il palco c'è poca distanza e riesco a vedere il viso dei miei fan, gli sguardi si incrociano e si instaura una connessione emotiva. Certo, mi piace esibirmi in posti grandi perché è gratificante, ma nei piccoli posti mi sento a mio agio". Un ospite, Luciano Ligabue, fornisce l'unica informazione sulla vita privata di Francesco De Gregori: "È un cuoco eccellente, magistrale la cacio e pepe, ottimi i saltimbocca alla romana". Ed è tutto. Poco? No, perché il concerto è una autobiografia dell'artista ma anche dell'Italia. Non per caso De Gregori, sul palco, afferma di amare la Storia. E nella Storia va a cercare i personaggi marginali, gli sconfitti, gli outsider. Quando intona, con Elisa, il brano del folclore friulano Stelutis alpinis, tradotto nell'italiano Stelle alpine, una specie di Bella ciao, il pensiero va a Francesco Bolla De Gregori, lo zio del cantante, capo partigiano della Brigata Osoppo, formazione cristiana e liberale massacrata dai comunisti nemici dei fascisti ma amici della Jugoslavia titina. Lì perse la vita, da eroe, anche Guidalberto Pasolini, il fratello di Pier Paolo. Poi c'è la umanissima zona grigia del Cuoco di Salò che si chiede per chi dovrà cucinare domani, quando la Repubblica sociale sarà sconfitta. Uno dei momenti più alti è Il vestito del violinista, il diavolo è amico del violino ed entra nella Storia a passo di danza, lasciando dietro di sé la guerra e le vittime del Male. Gli ospiti: il sassofonista Amedeo Bianchi, Alika Mayane, Elisa, Ligabue, Zucchero, Jovanotti. Ligabue è il più divertente, e sottolinea l'aspetto meravigliosamente criptico di brani come Alice non lo sa e Atlantide: "Ti prego Francesco non me le spiegare, non dirmi niente".
Prima di lasciare il Lido, De Gregori offre una riflessione dura sulla scena contemporanea degli autori di canzoni: "Quelli puri, intendo gli autori che non cantano, oggi sono un po' sempre gli stessi, leggo sempre gli stessi nomi sotto le canzoni di interpreti. E questo produce poi una certa omologazione". E aggiunge, per sfumare la polemica: "Io sono ultrasettantenne, quindi state ascoltando il discorso di uno che dice il burro prima della guerra era più buono". Infine le celebrazioni di Rimmel: il 24 settembre De Gregori è atteso all'Arena di Verona per celebrare i 50 anni dell'album: "Non ci saranno ospiti, come è stato per i 40 anni di Rimmel. Farò tante canzoni e per la prima volta canterò l'intero album".
Unica concessione al privato: negli ultimi 10 anni, spiega il cantante, "sono cambiato, ma credo che sia fisiologico con l'aumentare degli anni. Si diventa più morbidi perché la vita insegna di più e si imparano cose che non pensavi".