Roma «Bassolino ha migliorato la Campania». Premesso che dire una cosa del genere in campagna elettorale potrebbe significare la perdita di migliaia di voti in due secondi e mezzo, sconcerta il fatto che questa frase arrivi dalla bocca di un politico che sull’antibassolinismo ha costruito la sua carriera di sindaco sceriffo: Vincenzo De Luca, primo cittadino di Salerno, candidato governatore del Pd alle prossime Regionali in Campania e candidato anche di Di Pietro. De Luca, l’uomo che a causa della fedina penale al momento non trasparente come le regole dell’Italia dei Valori pretendono (ha due rinvii a giudizio pendenti per truffa, falso e associazione a delinquere) ha creato subbuglio, sofferenza, e anche scissione all’interno dell’Idv, tanto che Luigi De Magistris si è messo a preparare le valigie, pronto alla fuga. Ma De Luca è anche l’uomo che per anni si è vantato che nella sua Salerno, se camminavi per la strada, non potevi trovare «nemmeno una cartaccia di caramella»: il sindaco del miracolo della spazzatura, il mago che ha fatto sparire l’immondizia proprio mentre Napoli affondava nei suoi scarti e Bassolino veniva risucchiato in una paludosa perdita di consensi. Mentre Bassolino precipitava negli abissi, la stellina di De Luca risplendeva. In un’intervista proprio al Giornale, nel pieno dell’emergenza rifiuti, il primo cittadino dell’immacolata Salerno diceva della gestione Bassolino: «Da quelle scelte sbagliate è nata la più grande discarica a cielo aperto del mondo».
E allora perché, all’improvviso, il sindaco recupera dal fango il governatore che aveva umiliato? Questione di voti. A Napoli si è sparsa in un batter di ciglia la notizia di un blitz a sorpresa di De Luca a palazzo Santa Lucia.
Lungo colloquio con Bassolino: ufficialmente chiacchiere su «questioni istituzionali e altre cose come la metropolitana». Ufficiosamente ratifica di un patto con il «reuccio», che comunque, nonostante il guaio dell’immondizia, ha ancora il suo buon bacino di voti cristallizzati dall’epoca in cui era sindaco di Napoli. Si parla anche di un possibile ingresso nell’eventuale giunta De Luca del delfino di Bassolino Andrea Cozzolino. De Luca, con l’infornata di consensi bassoliniani, potrebbe attingere a nuovi pozzi di preferenze contro l’agguerritissimo Stefano Caldoro sostenuto da Pdl e Udc.
Ma davvero l’opportunismo politico può pagare? A parte che Bassolino avrà ancora il suo patrimonio di simpatie, ma dopo la faccenda dei rifiuti ha perso più popolarità di Prodi negli ultimi mesi di governo, c’è un’altra questione, non piccola, e anzi grande, e forse enorme: come prenderanno gli elettori dell’Italia dei Valori, e lo stesso vertice del partito dei giustizialisti dipietristi, questo avvicinamento di De Luca a Bassolino? Già per far digerire l’inquisito sindaco di Salerno all’elettorato, Tonino si è dovuto avvitare lungo una spirale di interventi e interviste per giustificare, perdonare. Si è addirittura sottoposto a una metamorfosi esistenziale trasformandosi in garantista. Cucchiaiate di magnesia, polvere di Alcaseltzer sparse su carta e microfoni. Qualcuno, non tutti, nel partito, hanno mandato giù questa trippa con peperoni della candidatura di De Luca. Ma Bassolino per il popolo dipietrista è come un montone farcito a colazione, oltretutto da accogliere dopo la trippa in peperonata: rinviato a giudizio nel luglio di quest’anno per peculato e falso ideologico (vicenda rifiuti), condannato dalla Corte dei conti a risarcire 3 milioni e 200mila euro alla Regione, indagato a novembre dalla procura di Napoli per i contratti di bonifica dei siti inquinati.
All’inaugurazione del comitato elettorale (dove è stato notato che il manifesto è senza il simbolo del Pd), ieri De Luca ha ricoperto il Bassolino di zucchero: «Si è preso colpe non sue».
Gli implacabili blogger-cani da tartufo di Di Pietro stanno già fiutando odore di inciucio e di manette: «Tonino...
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