De Magistris fa come Tonino, urla e protesta contro il Lodo Alfano poi pretende l’immunità

L’eurodeputato Idv chiede di non essere processato per non rispondere di diffamazione ai danni di Mastella. Sotto accusa per le frasi dell'inchiesta Why Not imita Di Pietro che utilizzò lo scudo Ue

De Magistris fa come Tonino, urla e protesta 
contro il Lodo Alfano poi pretende l’immunità

di Paolo Bracalini e Gian Marco Chiocci

Roma Tale leader, tale aspirante leader. Luigi De Magistris sta seguendo in modo speculare le orme del suo padrino politico Antonio Di Pietro. Entrambi ex Pm che hanno lasciato la magistratura per darsi alla politica, entrambi grandi nemici di lodi, scudi e immunità per i politici, entrambi però pronti a sfruttarli appena serve. Come prima l’eurodeputato Tonino, adesso anche l’eurodeputato De Magistris ricorre al privilegio dell’immunità parlamentare per sottrarsi al normale corso della giustizia, quello che tocca ai comuni cittadini ma non alla Casta, di cui ormai fa parte. Il procedimento che lo riguarda è partito da un suo collega di Strasburgo, Clemente Mastella, che ha presentato al Tribunale di Benevento un atto di citazione contro De Magistris. In ballo, una diffamazione che Mastella ritiene di aver subito dall’ex pm di Why not, che in un’intervista dell’ottobre 2009 a E-Polis aveva espresso concetti poco lusinghieri sul suo conto.
Il delfino di Di Pietro, però, ha appena presentato alla presidenza dell’assemblea Ue la richiesta di far valere la sua immunità parlamentare, come è stato reso noto nella plenaria di Bruxelles lo scorso mercoledì. L’eurodeputato Idv chiede di non essere «processato» perché le affermazioni contestate da Mastella sarebbero opinioni espresse nell’esercizio della sua funzione di deputato, e quindi non perseguibili come da l’articolo 68 della Costituzione, l’immunità dei parlamentari appunto.
Ma non era lui l’arcinemico di questi odiosi scudi dei politici? Non era De Magistris ad aver dichiarato che con il lodo Alfano l’Italia sarebbe diventata il «Sahara della legalità»? Non è lui, insieme a Di Pietro, ad aver coniato l’equazione «immunità parlamentare/immoralità parlamentare? Certo, De Magistris dirà che l’immunità a cui si riferisce è quella totale, quella prima delle modifiche del ’93. Ma la contraddizione c’è tutta, tanto che torna alla mente la profezia di Gasparri, quando appena saputo della candidatura di De Magistris alle Europee disse: «Vien da pensare che lo abbia fatto per ottenere l’immunità, visto quanto sta emergendo dallo scandalo Genchi».
Ora la decisione tocca alla commissione del Parlamento Ue competente per le immunità degli euro-onorevoli, cioè quella Affari giuridici. Che si riunirà probabilmente non prima di settembre, sentirà De Magistris e, votando a maggioranza, deciderà se rimettere la questione al presidente e chiedere di inviare una richiesta di ulteriori informazioni alla Procura di Benevento. Dopodiché si pronuncerà sulla domanda dell’europarlamentare Idv che, se accettata, non potrà essere giudicato dal Tribunale campano.
I dubbi restano, anche perché è tutto da vedere se le parole incriminate rientrino nella libera espressione di opinioni da parte dell’esponente politico. Il punto, infatti, è che si riferiscono a un periodo precedente all’attività parlamentare, quando cioè De Magistris era ancora pm a Catanzaro e Mastella ministro della Giustizia. In quell’intervista, contestano i legali dell’eurodeputato di Ceppaloni, De Magistris dice tra le altre cose questa: «...Mastella era implicato in una mia inchiesta e aveva cercato di fermarmi». «È evidente nell’utilizzo di tale espressione - attaccano gli avvocati nell’atto di citazione - l’intenzione di De Magistris di ingenerare nel lettore l’idea di un tentativo di sviamento dell’attività giudiziaria dell’allora Pm che sarebbe stato posto in essere dall’on. Mastella attraverso l’abuso della sua posizione istituzionale di ministro della Giustizia. L’affermazione proferita dal De Magistris nell’intervista in realtà è assolutamente menzognera e falsa e come tale atta a generare pesante discredito» su Mastella. Accuse fatte nonostante fosse già nota l’archiviazione della posizione relativa a Mastella in Why not. Non solo, sia la Procura di Catanzaro sia lo stesso gip avevano stabilito che non vi fosse «nessun elemento utile a proiettare in giudizio una sostenibile accusa a carico del Sen. Mastella» (3 marzo 2008) e che la notizia di reato nei suoi confronti era «infondata» (1 aprile 2008). De Magistris sostiene di essere stato «fermato» da Mastella, in realtà dagli atti giudiziari emerge che il Pm non avrebbe potuto nemmeno sottoporre a indagine Mastella. Verità che, secondo i legali dell’ex Guardasigilli, sono state ignorate da De Magistris in quell’intervista e rendono quindi particolarmente gravi le accuse.

Se dovesse essere condannato, il milione di euro richiesto come riparazione del danno sarà devoluto in beneficenza al Villaggio dei ragazzi di Maddaloni. Sempre che il processo abbia luogo, e che non venga stoppato da un Lodo De Magistris...

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