De Magistris lascia l’Anm: «È solo un posto di potere»

L’Associazione nazionale magistrati è diventata «un luogo di esercizio del potere», «ha fatto proprie pratiche di lottizzazione», e «non è più in grado di rappresentare adeguatamente i magistrati». Ma c’è di più: con le sue condotte ha «indebolito» i valori costituzionali, a cominciare dell’indipendenza dei giudici; e ha «contribuito al consolidamento di una magistratura normalizzata, non sapendo e non volendo stare vicino ai tanti colleghi che dovevano essere sostenuti nelle loro difficili azioni quotidiane». Il pm di Catanzaro Luigi De Magistris, lascia il sindacato delle toghe, sbattendo la porta. Un addio polemico deciso «con rammarico» da tempo, ma ufficializzato, con una lettera pubblicata dall’Espresso, solo dopo la decisione della sezione disciplinare del Csm di trasferirlo d’ufficio e di imporgli di lasciare Catanzaro e le sue funzioni di pubblico ministero. Una sentenza «ingiusta e grave», scrive in proposito il magistrato, che rivendica di essere tra quei «giudici che «non si faranno intimidire, né condizionare da alcun tipo di potere, da nessuna casta». L’iniziativa di De Magistris arriva a poco tempo di distanza dall’addio all’Anm di un’altra delle «toghe» più in vista, il sostituto procuratore di Milano Ilda Boccassini, che ha deciso di finire la sua militanza nel sindacato delle toghe dopo che il Csm le aveva preferito il collega Francesco Greco nella nomina a procuratore aggiunto del capoluogo lombardo. Ma se il magistrato milanese si era limitata a una lettera di una sola riga, il pm di Catanzaro è un fiume in piena.

E al suo durissimo sfogo, replica risentita l’Anm: «Non siamo normalizzatori», né «difensori d’ufficio», dice il segretario del sindacato delle toghe Luca Palamara, che invita De Magistris a rispettare la sentenza di condanna che gli ha inflitto il Csm.

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