De Magistris: ombre sui legami Romeo-Pd

Massimo Malpica

Alfredo Romeo? Un «dominus» del Comune di Napoli. Un imprenditore con «intensi rapporti» col Pd, a cominciare da quella relazione con Rutelli, dagli «aspetti poco chiari». Ma anche il capo di un network con interessi fuori da Napoli, in particolare a Roma. Un «dominus» più simile a «un “governatore” di fatto di un pezzo dell’istituzione comunale» che a un «superconsulente» dell’amministrazione Iervolino, come lui stesso preferiva definirsi.
Porta la firma di Luigi De Magistris (componente del collegio ed estensore della sentenza) la decisione di 106 pagine con cui il Tribunale del riesame il 3 gennaio ha confermato l’ordinanza di custodia in carcere per l’imprenditore partenopeo, arrestato per i presunti appalti pilotati al Comune di Napoli. Un documento che conferma e quasi amplifica le accuse al «sistema Romeo», approfondendone i legami con la politica e le ramificazioni in tutta Italia. A cominciare dalla Capitale, dove è stato da poco aperto un fascicolo per far luce sull’appalto romano, «gemello» del Global service partenopeo. Proprio parlando delle altre commesse istituzionali di cui il «gruppo Romeo» è aggiudicatario, De Magistris indica «in primo luogo il Comune di Roma, da tempo guidato da maggioranze nelle quali il Romeo risulta avere non pochi rapporti (ci si riferisce in particolare ai legami, che emergono dagli atti procedimentali, del Romeo con esponenti del Partito democratico)». Il feeling tra il Pd e l’imprenditore è speciale, sottolinea il Riesame. Che, anche se rimarca la capacità di «penetrazione trasversale» nella politica dell’imprenditore, ricordando i suoi rapporti con i parlamentari del Pdl Bocchino e Laboccetta, ricorda la priorità del suo legame con la corrente ex Dl del Pd, «tanto da configurarsi quale finanziatore del partito». «Non può non evidenziarsi – si legge nell’ordinanza – come i principali esponenti che colludono con Romeo nella città di Napoli fanno parte proprio di tale area politica». Concetto ribadito a proposito del business messo in piedi dall’imprenditore a Roma, «ove è stato aggiudicatario di appalti di valore assai elevato sotto il profilo economico, e luogo in cui intrattiene rapporti con politici di livello nazionale, in particolare del Partito democratico».
E un nuovo, più incisivo affondo diretto agli affari di Romeo nella capitale l’ex pm di Catanzaro lo riserva affrontando la sussistenza delle esigenze cautelari per l’imprenditore: «Gli stessi interrogatori resi dal Romeo hanno evidenziato come egli non solo non abbia reciso alcun legame con il sistema criminale da lui ideato e voluto (ed attuato), ma anzi che tale sistema sia ben più esteso e ramificato in numerose zone del territorio nazionale, e non vi è dubbio che spunti investigativi di assoluto pregio sembrano condurre alla capitale, luogo in cui Romeo si gestisce con grande abilità». E ancora, il Riesame nell’ordinanza firmata De Magistris, sottolineando «la capacità di Romeo di penetrare in diverse e importanti istituzioni», torna a citare il senatore del Pd ed ex sindaco di Roma Francesco Rutelli, mettendo nero su bianco che il rapporto tra il politico e l’imprenditore «presenta aspetti francamente poco chiari».


L’ultima tegola sul Pd arriva con l’iscrizione nel registro degli indagati del capogruppo in consiglio comunale, Antonio Borriello: aveva negato «ogni coinvolgimento» nella vicenda Global service, ma i pm dopo avergli contestato una telefonata con l’ex assessore Cardillo l’hanno indagato per false informazioni. Intanto prosegue il filone d’inchiesta sul «sistema Mautone», con una decina di indagati tra cui lo stesso provveditore, Cristiano Di Pietro e altri esponenti di Idv e altri partiti.

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