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De Niro: «Tanti bei film, peccato avere così pochi premi»

Cannes Conferenza stampa dei vincitori ieri notte con il grande assente, ovvero Terrence Malick vincitore della Palma d’oro. E così, le parole a commento di questa vittoria, vengono da due coraggiosi produttori del film, Sahra Green e Billie Pohlan che parlano in sua vece ovviamente giustificandolo: «Terrence è contento, ma non è qui perché è una persona umile, timido e vuole che per lui parli l’opera, non è affatto bravo e adatto a stare in pubblico». Nei rituali del Festival di Cannes, anche la conferenza stampa con cui la giuria chiude i suoi impegni ufficiali raramente rivela la complessità degli equilibri e dei compromessi che precedono la deliberazione finale. E sempre meno spesso i singoli giurati si abbandonano poi a confessioni più «piccanti». Questa volta si ha la netta impressione che poche polemiche sfuggiranno al gentile ma ferreo controllo che il Presidente Robert De Niro ha imposto ai suoi compagni d’avventura. «È stata un’esperienza civile e condivisa - premette De Niro -. Avevamo a che fare con film molto belli e diversissimi tra loro. Quindi si è discusso molto e si sono spesso adottate soluzioni di mediazione. Direi che abbiamo privilegiato le emozioni, la dimensione, l’ambizione e l’impianto narrativo che ci giungeva, giorno dopo giorno, dalle storie che vedevamo, frutto di una selezione rigorosa e certamente di altissimo livello. Così era molto difficile decidere e non vivo il verdetto finale come un compromesso, piuttosto come la naturale conclusione del fatto che alla fine delle decisioni andavano comunque prese. Speriamo di non avere sbagliato troppo».
C’è poca voglia di parlare dei singoli titoli, specie di quelli che non figurano nel palmares: la produttrice hongkonghese Nansun Shi ama ricordare Habemus Papam e spinge De Niro a esprimere una ammirazione di cortesia per il film e per Michel Piccoli («è stato notevole»), e per Moretti («è un regista eccezionale»). A domanda precisa il presidente dice più o meno le stesse cose per il film di Sorrentino che definisce «un’opera molto artistica con un formidabile Sean Penn». Uma Thurman ci tiene ad evocare Pedro Almodóvar (riconosciuto solo dalla commissione tecnica e lasciato da parte dalla giuria), mentre Jude Law fa lo stesso con Kaurismaki (grande sconfitto di giornata) e con quasi tutti gli altri film non presi in considerazione. Per evitare ogni polemica, Robert De Niro si rifugia nell’ovvio: «Abbiamo dato un ex aequo perché ci sembrava la soluzione migliore per due film così diversi» oppure «abbiamo premiato la sceneggiatura di Joseph Cedar in Footnoto perché era quella che ci è sembrata meglio scritta».
Nessuna polemica nemmeno per il premio all’attrice dello «scandaloso» Lars von Trier: «Il film era in concorso, Kirsten Dunst fa un magnifico lavoro e quindi l’abbiamo premiata».

Gli viene in soccorso il giurato francese Olivier Assayas precisando che «tutti noi condanniamo quel che Lars ha detto in conferenza stampa, ma io credo che il film sia uno dei suoi migliori e noi dovevamo giudicare i film». De Niro invece si tradisce solo quando confessa che quasi tutte le decisioni sono state prese a maggioranza.

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