da Roma
La sua voce arriva da Punta Ala, tra rumori di vento e di set. Ma non è un film quello che Christian De Sica sta girando su una barca, bensì l'ennesimo spot per la Tim, benché non più nei panni del pizzardone romano. A suo modo d'autore, invece, è la regia, trattandosi di Daniele Luchetti. Lunedì scorso, ritirando il super Ciak d'oro speciale consegnatogli con ironia dallo stroncatore Paolo Mereghetti, De Sica ha annunciato una primizia che ha acceso parecchia curiosità. Lui, l'attore nazional-popolare per eccellenza, il mattatore comico dei film di Natale ma anche l'eclettico protagonista del musical Parlami di me, girerà un film drammatico prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci, come dire l'accademia di un certo cinema da festival, alla Paolo Sorrentino. «Eh sì, a cinquantasei anni suonati è finalmente arrivato il riconoscimento dell'intellighenzia, tutto insieme», sorride con aria soddisfatta. «A teatro per la prima volta ho avuto anche i critici dalla mia parte, di destra, centro, sinistra, mi hanno dato il Premio Flaiano, perfino l'Unità ha scritto bene di Parlami di me. Poi, a sorpresa, questa proposta di Procacci. Non ho ancora firmato il contratto, mancano regista e sceneggiatura, però non vedo l'ora di mettermi alla prova».
Prima, a fine agosto, l'aspetta il nuovo cine-panettone per De Laurentiis, accanto a Fabio De Luigi, tutto ambientato in una nave da crociera alla volta di Santo Domingo, ma intanto sta già misurandosi, mentalmente, con quel ruolo impegnativo. Chi ha letto il bel romanzo di Edoardo Nesi, L'età dell'oro (Bompiani), ricorderà il nome di Ivo Barrocciai: un imprenditore tessile di Prato, uno che ha sempre lavorato sodo in fabbrica, ma anche girato il mondo per promuovere i suoi tessuti, godendosi la vita, le donne, il cibo e gli amici. Nel libro l'industriale ha settant'anni, nel film, per ovvie ragioni legate all'età di De Sica, sarà un po' più giovane. Non cambia però la vicenda. Persa l'azienda, scopertosi malato di tumore, Ivo si lancia con entusiasmo nell'ultima impresa della sua vita: recuperare il «gagliardo sperma» fatto congelare anni prima in una clinica, che però non esiste più, per fecondare Caterina, una ragazza bella e ribelle strappata a una clinica psichiatrica.
Spiega De Sica: «Una storia che mi ha molto colpito. Ho letto il libro di Nesi tutto d'un fiato, ridendo e piangendo. Dentro c'è un incontro amoroso fuori dagli schemi, ma anche la metafora di un fallimento industriale, l'altra faccia di un boom sbalorditivo quanto irrazionale». D'altro canto, non è la prima volta che un attore brillante, specializzato in ruoli comici, si prende una rivincita nel cinema d'autore, di qualità. «Se è per questo, guardi, io adoro le sfide professionali», precisa De Sica. «Per troppo tempo mi hanno congelato dentro un'immagine stereotipata, di eterno bambinone, di giullare frescone, di attore leggerissimo. Certo a me piace cantare, ballare, far ridere. Eppure debuttai in un film tv di Roberto Rossellini, Blaise Pascal. Vabbè, accadde un po' per caso. All'epoca ero fidanzato con sua figlia Isabella, che gli faceva da costumista. Sul set gli diedi così tanto il tormento che alla fine mi diede la parte di un luogotenente criminale». E poi? «Poi la mia carriera andò da un'altra parte, anche grazie a Carlo Verdone e Carlo Vanzina, due dei miei quattro amici veri». Gli altri due, ha confessato a una giornalista, sono Paolo Conticini e Antonio Gallo.
Sposato con Silvia Verdone (sorella dell'attore), padre di Brando e Mariarosa (il maschio si è appena laureato in cinema alla Udc di Spielberg), De Sica oggi è un attore capace di prendersi in giro, di ironizzare sul tempo che passa, i capelli che diradano. Ha dovuto affrontare nove interventi all'occhio, offeso da un petardo di Capodanno, e qualche veleno riguardante la vita privata. Certo è ricchissimo, anche grazie agli spot della Tim, il «divorzio» da Boldi sembra non aver inciso sulla fortuna dei suoi film natalizi, i due milioni di euro incassati da Parlami di me l'hanno consacrato a teatro.
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