Alberto Toscano
da Parigi
Lo sciopero è riuscito solo in parte, ma la folla ai cortei contro il Cpe (Contratto di prima assunzione) è stata davvero impressionante. Raramente negli ultimi decenni i francesi sono scesi in piazza come nella giornata di ieri. La solita “battaglia delle cifre” contrappone gli organizzatori della protesta (confederazioni sindacali e associazioni studentesche) alle forze dell’ordine, ma tutti sono d’accordo su un punto: da quando, lo scorso gennaio, sono cominciate le proteste contro il Cpe (che consente il libero licenziamento dei giovani assunti in base a questo nuovo contratto, riservato alle persone con meno di 26 anni) non c’era mai stata una tale partecipazione ai cortei. La polizia ammette un milione abbondante di persone nell’insieme della Francia (per l’esattezza si parla di 878mila persone senza includere il corteo parigino). Gli organizzatori parlano di 3 milioni di persone in un centinaio di manifestazioni svoltesi sul territorio nazionale, di cui 700mila (la metà secondo la polizia) al solo corteo della capitale, snodatosi ieri pomeriggio da Place d’Italie a Place de la République. Gli altri cortei più importanti hanno avuto luogo a Marsiglia, Bordeaux, Tolosa, Lilla e Rennes. Lo sciopero dei servizi pubblici è riuscito nelle scuole e nelle poste, ma i trasporti non sono stati paralizzati come molti temevano.
Sempre ieri pomeriggio il primo ministro Dominique de Villepin, che ha legato il proprio nome e forse anche il proprio destino all’introduzione del Cpe, ha risposto a Palazzo Borbone, sede dell’Assemblea nazionale, alle focose domande di tutte le opposizioni rappresentate in Parlamento. Ci sono state polemiche durissime e sono volate parole non proprio gentili tra i banchi della maggioranza - composta dal solo partito Union pour un Mouvement populaire, Ump - e il resto dei deputati. Ma l’Ump non è compatta perché il suo attuale leader, nonché ministro dell’Interno, Nicolas Sarkozy, ha preso le distanze da De Villepin, chiedendo di congelare l’applicazione della legge sul Cpe, già approvata anche se non ancora promulgata dal presidente Jacques Chirac nell’attesa del parere favorevole da parte della Corte costituzionale.
Il verdetto dei “saggi” della Corte costituzionale sarà emesso probabilmente nella giornata di domani e poi i giochi dovranno chiarirsi. Può De Villepin sfidare un’opinione pubblica ormai chiaramente favorevole al ritiro del Cpe? Difficile. E che cosa significa l’attuale silenzio di Chirac? Il presidente si è limitato ad annullare ogni suo impegno al di fuori delle mura dell’Eliseo: la crisi è tale da costringerlo a non lasciare la propria residenza. De Villepin ha invitato per questo pomeriggio le confederazioni sindacali allo scopo di «continuare il dialogo». Netto il rifiuto da parte di queste ultime. «Nessun dialogo senza il ritiro della legge sul Cpe», è la loro posizione. Ormai il rischio è quello del muro contro muro, anche se il verdetto della Corte costituzionale potrebbe sbloccare la situazione, provocando un ritorno della legge in Parlamento. A quel punto ci sarebbe un margine per riaprire i negoziati sociali e i giochi politici.
Sul fronte dell’ordine pubblico, le manifestazioni di ieri sono coincise con incidenti meno gravi di quelli avvenuti in precedenza. Il servizio d’ordine dei sindacati ha collaborato con la prefettura (ben 4.000 tra poliziotti e gendarmi hanno vigilato sulla manifestazione) allo scopo di snidare gli “spaccatutto”, i cosiddetti “casseurs”, ossia i provocatori che cercano solo la violenza. Ieri i “casseurs”, giunti in gran parte dalla “banlieue” parigina, hanno attaccato piccoli gruppi di studenti dopo la manifestazione: li hanno minacciati per derubarli di telefonino e portafogli.
Qualche scontro tra teppisti e polizia si è svolto alla fine del corteo. In Place de la République un razzo ha colpito al viso un poliziotto, «ferendolo gravemente». Non è tuttavia in pericolo di vita.
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