«La Rc auto si paga una volta lanno, la benzina si compra ogni due giorni e così per i consumatori il dolore si rinnova più frequentemente». Giuseppe De Vita, presidente di Unione petrolifera (Up), commenta con ironia lesito del tavolo al ministero. Produttori e raffinatori sono sotto il tiro dei media, ma non sempre la situazione è quella che viene rappresentata perché «le società sono molto attente nel trasferire il minimo indispensabile sul prezzo finale».
La crisi della raffinazione ha dimensioni «europee», ricorda, e «ci sono stati momenti in cui i margini dei gruppi sono rimasti al di sotto della linea di galleggiamento». Secondo De Vita, cè una generale tendenza a sottovalutare il «combinato disposto della fiscalità e del prezzo del greggio che ha raggiunto i 100 dollari al barile». Se si considerano le varie componenti «il 60% sono tasse e il 30% è il costo della materia prima», quindi lo spazio per i profitti è abbastanza compresso.
Certo, lattenzione del governo è «più che giustificata», ma questo non significa che lo stesso rigore sia mancato alle imprese. «La tendenza dei prezzi è ribassista» e «se ci viene chiesto un sacrificio, forse le aziende ascolteranno». Cè, tuttavia, un argomento sul quale non si è fatta piena luce: la correlazione tra caro-greggio e impennata dellinflazione a causa della dipendenza dal trasporto su gomma. «Se aumentano i pomodori e la pasta, si dice che è tutta colpa della benzina», afferma amareggiato. Ma, ricorda, «tutti gli aumenti del gasolio hanno comportato per il fattore-trasporto un paio di centesimi di costi in più».
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