Debiti, tasse e disoccupati Ecco l'eredità di Crocetta

Il rosso della Regione Sicilia è aumentato del 41% in soli 4 anni. Un cittadino su cinque è senza lavoro e le imposte locali vengono dilapidate in spese correnti

Debiti, tasse e disoccupati Ecco l'eredità di Crocetta

Debiti, tasse e disoccupazione. Ecco l'eredità di Crocetta. Se solo nella campagna elettorale siciliana si fossero guardato anche distrattamente i fatti, invece di evitarli, si sarebbe potuto vedere, e stupirsi, di come Rosario Crocetta sia riuscito a peggiorare così tanto l'economia siciliana in appena un mandato da governatore.

Partiamo dai debiti. Crocetta viene eletto presidente della Regione Sicilia il 28 ottobre del 2012. All'epoca la regione aveva 5,7 miliardi di debiti. Al 31 dicembre del 2016 Crocetta era riuscito nell'impresa di aumentarli del 41,1% portandoli a quota 8 miliardi e spiccioli. Significa che ogni siciliano, prima di Crocetta, aveva un debito procapite, solo per ripagare i debiti della Regione, di circa 1.100 euro. Al 31 dicembre del 2016 ne aveva 1.583 euro.

Perfettamente indifferente ai conti e ai numeri, Crocetta il vizio di fare debiti con le tasche degli altri lo ha mantenuto fino all'ultimo istante. Nel solo 2015, quando il debito aveva già superato allegramente l'ostacolo degli 8 miliardi, è riuscito ad ottenere altri mutui e altri prestiti per 290 milioni di euro e nel 2016 per altri 68. Un crescendo rossiniano sulle macerie di una Regione che si sta svenando per pagare i debiti. Nel quinquennio crocettiano la spesa per interessi è aumentata del 13% e quella per ripagare solo gli interessi passivi è aumentata di un quarto: 25% tondo tondo.

Ma Crocetta, tranquillo come solo chi sa che non dovrà rendere conto a nessuno (nemmeno agli elettori) del disastro combinato, continua imperterrito a elargire balle sulla presunta rinascita siciliana. Guardiamo la disoccupazione. Tra il 2012 e il 2016 è aumentata dal 18,4% al 22,1%. Nel grafico in queste pagine, elaborate dal sito di data journalism Truenumbers.it, è chiaro che non c'è una sola categoria di siciliani per la quale il tasso di disoccupazione sia sceso: sia se si prendono a riferimento il titolo di studio (come fa il grafico in queste pagine) sia se si considerano le classi di età.

Più debiti, più disoccupazione e anche più soldi da Roma. La Sicilia, insieme alla maggioranza delle Regioni del Sud, dipende per il 25% da trasferimenti statali. Tradotto: un quarto dell'economia siciliana viene realizzata grazie al trasferimento di denaro dal Nord al Sud attraverso l'intermediazione di Roma. Il Pil della Lombardia, per esempio, dipende per appena il 6,4% dai trasferimenti statali in termini di sussidi e investimenti. E quella dell'Emilia Romagna per l'8%.

Più debiti, più disoccupazione, più sussidi da Roma e, naturalmente, più tasse. Per rendere l'idea dell'inferno fiscale della Sicilia, basti dire che l'aliquota Irap, una delle tasse sulle quali la Regione ha potere impositivo, era nel 2015 pari al 4,84% rispetto al 3,88% delle altre Regioni a statuto speciale e l'addizionale Irpef era all'1,73% rispetto all'1,37%. In pratica nel 2015 a ogni siciliano le tasse regionali sono costate 1.945 euro pari al 4,4% del reddito disponibile, rispetto ad un prelievo medio su ogni cittadino che abita in una Regione a statuto speciale del 3,8% sul reddito disponibile. E dove finiscono questi soldi? In spese correnti. Se si confronta il bilancio della Regione del 2012 con quello del 2015 si scopre che le spese correnti sono aumentate del 6,93% passando da 15,4 miliardi a 16,5. Le spese per investimenti sono invece scese da 2,8 miliardi a 1,6.

Ce ne sarebbe abbastanza per emigrare, e infatti dalla Sicilia si emigra. Soprattutto i ragazzi. In particolare gli studenti universitari che fuggono per andare a studiare in altre Università italiane. Nell'anno accademico 2015-2016 se ne sono andati 6.226 ragazzi facendo raggiungere alla Sicilia la seconda posizione nella classifica delle Regioni per emigrazione studentesca. Prima è la Puglia.

Invece un primato incontestabile la Sicilia lo detiene quando si parla di scioperi. Nel 2015 l'Autorità di garanzia fece un rapporto molto interessante che spiegava come i servizi di raccolta dei rifiuti dell'isola fossero leader in Italia per numero di scioperi selvaggi. Purtroppo quel calcolo è introvabile per gli anni successivi, ma nel 2014, in piena era Crocetta, ci sono stati 29,5 giorni di scioperi non programmati.

Invece il dissesto della Regione pare che la sinistra, ieri sostenendo Crocetta e oggi Fabrizio Micari, lo abbia programmato e sia riuscita splendidamente nel disegno di far fare alla Regione un passo decisivo verso il baratro.

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