Una boccata dossigeno alle famiglie numerose, a chi vive con la nonna e assiste il fratello bisognoso di cure. La Lombardia fa un altro passo avanti verso il Fattore Famiglia, che consente di adeguare allentità e alle condizioni di ogni nucleo familiare il costo di asili, residenze per anziani, assistenza a domicilio. Il via libera, sia pur in forma sperimentale, è arrivato dal consiglio regionale in seduta straordinaria notturna, che ha approvato anche la compartecipazione alla spesa sociale e socio-sanitaria. La Lombardia diventa così la prima Regione a introdurre il fattore Famiglia ma anche la prima a chiedere ai cittadini di partecipare alle spese. «La bozza del nuovo Patto della Salute del Governo Monti contiene un chiaro invito a prevedere la compartecipazione alla spesa nell'ambito del settore socio-sanitario» spiega il capogruppo del Pdl, Paolo Valentini. La misura lombarda non tocca i Livelli essenziali di assistenza (i cosiddetti Lea), che sono di competenza nazionale e rimarranno invariati.
Un esempio. Chi ha un solo reddito e due figli, un nonno oppure un familiare disabile, avrà da pagare contributi più bassi per i servizi sociali e sociosanitari di chi, a parità di patrimonio, ha un solo figlio e magari due redditi perché sia moglie che marito lavorano. E lo stesso discorso varrà per i voucher, cioè i ticket messi a disposizione dalla Regione e da spendere nelle strutture accreditate.
Lo strumento è un indicatore che tiene conto non solo delle situazioni reddituali e patrimoniali, ma anche del numero di figli e dei cosiddetti «carichi di cura», come la presenza di anziani non autosufficienti o di persone disabili. Il Fattore Famiglia sarà ora sperimentato per un anno in alcuni Comuni lombardi e poi si deciderà nei dettagli il modo in cui attuarlo.
Il criterio è simile a quello seguito per la Dote scuola 2012-2013, misura che riguarda 300.000 studenti lombardi (circa un terzo del totale). Secondo le stime della Regione, che mette in preventivo uno stanziamento di 81 milioni, i nuovi parametri daranno diritto alla Dote a 8.000 famiglie in più rispetto allo scorso anno.
Soddisfatti i sindacati. Un applauso al provvedimento arriva dal segretario regionale della Cisl, Gigi Petteni, che ha seguito la genesi e le progressive modifiche del provvedimento e parla di «una risposta chiara» e un aiuto «alle normali famiglie lombarde». Spiega: «Alle spese relative ai livelli essenziali di assistenza continuerà a provvedere la Regione. Dalle spese relative al sociale come asili nido, quota non sanitaria della Rsa, assistenza domiciliare, saranno sollevate le famiglie numerose, quelle con persone disabili o non autosufficienti, quelle monoreddito, con disoccupati e cassintegrati, con un solo genitore, con minori in affido». Commenti positivi anche dalla Cgil, che sottolinea come nel testo approvato siano stati modificati tre articoli su cui il sindacato aveva chiesto una revisione: «È stato scongiurato un aggravio per i cittadini della spesa sanitaria nella fruizione dei servizi sociali e socio sanitari».
Il voto in consiglio ha però acceso un ampio dibattito tra la maggioranza di Pdl e Lega, che ha votato compatta, e le opposizioni, Pd, Idv, Sel e Udc, che hanno criticato il provvedimento e addirittura abbandonato laula, nel tentativo di far mancare il numero legale. Il voto è avvenuto oltre la mezzanotte, cosa in via ordinaria non permessa dal regolamento. Ma in casi particolari è possibile derogare e così ha fatto il presidente dellaula, il leghista Davide Boni.
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