Pietro Acquafredda
«Pechino ai tempi delle favole», avverte Puccini nelle note al suo capolavoro lasciato incompiuto, che racconta di una principessa crudele, Turandot, che per vendicare una sua antenata ripudiata, sottopone i suoi pretendenti a una dura prova che non superandola finiscono decapitati; fino a quando non arriva un giovane spavaldo che, conquistato dalla principessa, riesce a superare la prova e a sciogliere il ghiaccio del suo cuore. Turandot è una favola, non nuova, ma ricca di fascino, perché giocata sugli eterni elementi della vicenda umana: amore e morte, e per questo sempre attuale, sempre irresistibile. Ma Turandot è anche colore, tanto colore. Colore «cinese» profuso a piene mani nellopera per via della ritualità onnipresente, e per lambiente ove si svolge lazione, la corte imperiale di Pechino; e colore «strumentale», di cui è ricca lorchestrazione e larmonia, che risultano di tale modernità da far concludere ad alcuni studiosi essere Turandot di Puccini il capolavoro operistico del Novecento.
Del completamento dellopera affidato al musicista Franco Alfano si sa abbastanza, come si sa anche dellaffronto di Toscanini verso Alfano, quando la sera della prima alla Scala interruppe lopera proprio là dove Puccini aveva terminato la sua composizione, infischiandosene del lavoro diligentemente svolto da Alfano. Henning Brockhaus, il noto regista, chiamato a dirigere questa Turandot - lunica nuova produzione di questa estate a Caracalla - ha immaginato che in una piazza di paese, magari della stessa patria pucciniana, arrivi una sera una compagnia di attori girovaghi che vuole mettere in scena la favola di Turandot. Il capocomico prende allora protagonisti e comparse fra la folla cittadina. Ciascuno ha la sua parte, veste i nuovi panni e lopera comincia e prosegue fino al punto in cui Puccini lasciò compiuto il suo lavoro, fino cioè alla morte di Liù, la schiava innamorata del giovane Calaf, pretendente di Turandot. Poi, fino alla fine dellopera - e cioè per lintera durata del finale di Alfano - la piazza torna pian piano ad esser quella di un paese, destate, intorno agli anni Venti. L'idea è nuova, abbastanza singolare e affascinante. Le scene, leggere, sono di Ezio Toffolutti.
Terme di Caracalla, da quesa sera al 9 agosto. Info: 06.481601
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.