Il debutto di Alfano al Csm: non stravolgeremo la riforma

Il Guardasigilli promette: «Confronto continuo con i magistrati, ma ci sono obiettivi qualificanti da realizzare» I togati approvano: «Discorso corretto»

da Roma

«Aria nuova» al Csm, dicono in molti. Aria di dialogo, di confronto. Non per questo si minimizza sui problemi, che il ministro della Giustizia si trova tutti esposti alla sua prima visita a Palazzo de’ Marescialli. Angelino Alfano fa una full immersion di 3 ore, in cui viene aggiornato sui principali nodi che dovrà sciogliere.
Una riunione operativa e lui ascolta tutti attentamente, prende appunti, consulta il regolamento del Csm. Un atteggiamento che piace ai consiglieri, anche ai laici di sinistra come Vincenzo Siniscalchi che definiscono il suo discorso «corretto, disteso, alquanto generico». Stesso termine, l’ultimo, usato dal ministro-ombra Lanfranco Tenaglia.
Ma forse era questo il segnale che voleva dare il giovane Guardasigilli: non ho una ricetta pronta, troviamo le soluzioni con «confronto continuo»: sulle riforme per il giusto processo e dei codici penali e civili, sulla certezza della pena, sull’ordinamento giudiziario, che non subirà «un ennesimo stravolgimento», ma dovrà con «gradualità» realizzare «alcuni obiettivi qualificanti». Della separazione di funzioni non parla, ma su questo «c’è molta attesa», spiega Fabio Roia di Unicost. Sarebbe un «errore» rivedere la riforma, concorda il vicepresidente Nicola Mancino, ma certi problemi vanno risolti, come quello della scopertura dei posti nelle procure soprattutto del Sud, dove non possono più essere inviati i giovani freschi di concorso. «La riforma ha retto al vaglio del governo Prodi - ricorda il laico del Pdl Michele Saponara -, ora dobbiamo applicarla, anche se tutto si può migliorare».
Ciò che agita soprattutto i togati del Csm sono le nuove norme sui rifiuti in Campania, che attribuiscono al procuratore di Napoli la competenza sui reati ambientali dell’intera regione. L’intervento più duro è di Livio Pepino di Magistratura democratica, che teme violazioni della Costituzione e dei poteri del Csm, dei principi del giudice naturale e della competenza territoriale, che potrebbero portare a «conflitti paralizzanti». Siniscalchi avverte di non scaricare sulla magistratura le emergenze dei rifiuti e della sicurezza e critica il reato d’immigrazione clandestina.
Alfano tranquillizza: le norme per Napoli danno «una risposta globale a un’emergenza», ma non porteranno ad «una più ampia riorganizzazione delle competenze». Su decreto-rifiuti e pacchetto-sicurezza la prossima settimana il Csm darà il suo parere, annuncia Mancino, e auspica dopo l’ultimo «rumoroso» quinquennio di governo Berlusconi uno di «dialogo».
Perché le norme dell’esecutivo non restino «sulla carta», dice Cosimo Ferri di Magistratura indipendente, ci vuole un «disegno strategico», per restituire efficienza alla giustizia.
Sulla scuola della magistratura Mancino invoca la centralità di Roma. «Sono d’accordo - dice Alfano -, ma non può un singolo atto del ministro cambiare la legge». Emerge anche il problema della sezione disciplinare, che per alcuni dovrebbe essere esterna al Csm.

«Ci aiuti a restare padroni delle nostre attribuzioni», dice al ministro Giuseppe Maria Berruti di Unicost. E Giulio Romano di Magistratura indipendente propone di rivedere il sistema sanzionatorio e prevenire, andando alla radice dei problemi, ad esempio, dei tanti ritardi nei depositi delle sentenze.

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