Il decano degli sparatori ricorda i vecchi scherzi

«Facevo «il sacchettaio» a 12 anni al quartiere San Martino e ho smesso qualche anno fa di raccogliere soldi col sacchetto per la sparata - racconta Giuseppe Figallo, detto Pino, da poco compiuti 91 anni - ho sempre lavorato per questa festa, una volta i mortaletti si distribuivano lungo le crose (il tipico sentiero ligure in pietra), s'incominciava in cima alla valle e poi si mettevano fino nel letto del fiume, 3000 mortaletti si sparavano. Era bello vederli prendere fuoco! Poi, con la costruzione delle case, questi «numeri» non si possono più fare. Una volta, forse perché caricato troppo di polvere e stracci, un cannone è scoppiato, lasciando i segni dell'esplosione in un muro, noi in ricordo di questa bravata, abbiamo disegnato lì una croce. Tutto terminava con la fine dei fuochi, un bicchiere di vino ed eravamo più amici di prima». Tra di loro vi è ancora il decano degli sparatori recchesi, Giuseppe Figallo.

«È grazie a uomini come Giuseppe Figallo, che questa festa ultracentenaria è passata indenne tra guerre, ed avversità d'ogni genere- spiega Valentina Grazioli, del gruppo San Martino - conservando la genuinità e la spontaneità di un tempo, confermando l'immutata devozione dei recchesi per la loro Patrona». Il quartiere comprende tutta la zona cittadina, su entrambi i lati del torrente, intorno al Santuario stesso.

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