Decibel contro i mitra Nave da crociera sconfigge i nuovi pirati

L’attacco in Somalia. Ma un sonar «paralizzante» evita l’abbordaggio

Andrea Acquarone

Decibel contro mitragliatrici pesanti e bazooka.
Davide e Golia combattono in mare. Prologo del «film» una paciosa nave da crociera battente bandiera delle Bahamas, carica di garruli vacanzieri a «passeggio» sull’Oceano Indiano. Le luci, la musica che rompe lo sciabordio delle onde, i drink serviti sul ponte a bordo piscina; più in basso un paio di super veloci motoscafi che puntano le fiancate. Diventa thriller: le pulci d’acqua sono armate come blindati. Sono quelle dei pirati. E il film non è un film. Partono i primi colpi, sulle cabine della «Seaborne Spirit» sforacchiate da pallottole anticarro piovono persino le granate. Macchine al massimo, ma i motoscafi sembrano bolidi. Non si può fuggire. Rasputin e i suoi bucanieri partono all’arrembaggio. Vogliono il bottino: soldi, gioielli, magari pure qualche ostaggio.
Il finale sembrerebbe scritto. Invece no. Anno 2005, mese di novembre: alla violenza delle pallottole risponde (con successo) l’arma dell’alta tecnologia. Una sorta di sonar che pesa non più di venti chili e capace di sparare un potentissimo segnale sonoro contro i cattivi. «Lrad», il nome tecnico (Long Range Acoustical Device ovvero dispositivo acustico a lungo raggio). Mira preciso, dritto alle orecchie del bersaglio, un flusso strettamente controllato di suono aspro e corrosivo, il cui livello può essere aumentato al punto tale da far svenire chi lo subisce. Meglio di un idrante ad alta pressione, meno pericoloso dei proiettili. Ma efficace come un cannone. Sulla Spirit, nave da 10mila tonnellate, 161 uomini d’equipaggio e altrettanti passeggeri - di cui la maggior parte americani - salvano vita e portafogli. Proseguendo, poi, senza ulteriori «intoppi», la crociera verso le Seychelles.
Si dice che i corsari somali siano uomini di Al Qaida. Che applichino le stesse tecniche, che almeno sulla terraferma, si sono mostrate vincenti. Guerriglia, mordi e fuggi della rapina e del rapimento, per finanziare le file del terrorismo. La scorsa estate due mercantili italiani subirono i loro attacchi. Riuscirono a evitarli grazie alla prontezza dell’equipaggio. La cellula corsara si fa chiamare «I’Tisaam Bill Kitaab Wa Sunna» (letteralmente «Segui il Libro Santo e la Retta via»), ha sostituito «Al Itthiat al Islami», organizzazione formalmente smantellata alla fine degli anni ‘90. Ha attaccato persino i convogli umanitari diretti nelle aree colpite dallo tsunami. Ha depredato le navi, sequestrato marinai e ufficiali e chiesto tanto di riscatto. Già in Afghanistan furono trovati dei video, girati da gruppi terroristici asiatici, africani, del Medio Oriente e del Caucaso, che studiavano le operazioni marittime di numerosi governi e di altri gruppi guerriglieri.

Le differenti origini dei pirati somali - soleiman, ma anche migiurtini e hawiya, gli abitanti di Mogadiscio - sembrano dimostrare come l’egida di Al Qaida abbia riunito violenti clan rivali più di quanto abbiano fatto le nostre missioni di pace. Grazie al nome di Allah e al profumo del denaro.

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