Ma a decidere sul voto è il vice di Marrazzo

RomaAdesso la patata bollente è nelle mani di Esterino Montino, il «facente funzione» che si è trovato a fare da parafulmine in regione dopo l’uscita di scena di Piero Marrazzo. È la Regione, infatti, a dover decidere in merito al ricorso che la Lista Rete Liberal ha inoltrato dopo che il Tar del Lazio ha riammesso la lista di Sgarbi per le elezioni regionali del 28 e 29 marzo prossimo. Il presidente pro tempore della Regione dovrà decidere entro il 26 marzo (ma molti pensano che già durante il fine settimana potrebbe arrivare il «verdetto»). E - come stabilisce la legge - potrà chiedere a questo scopo il parere del ministro dell’Interno Roberto Maroni.
Nel ricorso Giampaolo Cicconi, legale della Lista Rete Liberal, spiega che a tutt’oggi non ci sono i tempi tecnici per svolgere adeguatamente la campagna elettorale. Da qui la richiesta di rinvio. Lo slittamento dovrebbe essere di due settimane (quelle perse dalla lista solo adesso riammessa alla competizione elettorale). In caso di rinvio, le date sarebbero l’11 e 12 aprile (ovviamente soltanto per le elezioni nel Lazio).
«Se la Regione non ci dovesse dare i giorni di campagna elettorale che ci spettano, presenteremo ricorso in ogni sede per chiedere l’annullamento e il rifacimento delle elezioni» minaccia Diego Volpe Pasini, della Rete Liberal. «Non molliamo di una virgola - continua Volpe Pasini -. Se la Regione dovesse motivare questo eventuale diniego appellandosi al decreto salva-liste il vulnus sarebbe ancora maggiore perché il decreto non c’entra niente, è soggetto alla verifica della Corte Costituzionale e non è ancora convertito il legge. Quindi il rischio che queste elezioni possano essere giudicate nulle e rifatte sarebbe ancora maggiore».
Il diritto di Sgarbi viene riconosciuto da tutti. A partire dal Guardasigilli Angelino Alfano. «Non intervengo mai in casa d’altri - aggiunge lo stesso premier, Silvio Berlusconi -. Sgarbi ha presentato una richiesta di rinvio. È la Regione Lazio che deve decidere in merito».
Il problema semmai è tutto politico. Perché non sono in molti, nel centro-destra, ad augurarsi lo slittamento del voto nel Lazio. «Cinque anni fa in Piemonte - ricorda Gianfranco Rotondi, ministro per l’attuazione del programma di governo - la mia lista e la mia candidatura a presidente furono riammesse solo tre giorni prima del voto e ci fu data facoltà di chiedere il rinvio. Decisi di rinunziare ma fu una decisione mia. Non v’è dubbio sul diritto di Sgarbi di valersi di trenta giorni di campagna elettorale».
Perplessi sull’opportunità di chiedere un rinvio, invece, Renata Polverini, candidato governatore per il centro-destra, e Francesco Storace, leader della Destra. Il loro timore è che il rinvio laziale possa ingenerare ulteriore confusione nell’elettorato favorendo l’astensionismo degli elettori.
Oggi, intanto, è attesa una decisione del Consiglio di Stato su un nuovo ricorso presentato dalla lista del Pdl per la sua esclusione nella provincia di Roma. Al Tar del Lazio pende, invece, un ennesimo ricorso, questa volta della Lista Liberale che sostiene di non essersi presentata a causa del fatto che aveva ottenuto erronee informazioni da parte della Regione Lazio sul numero delle firme da depositare.

Nel caso in cui il ricorso dei liberali venisse accolto, oltre a uno slittamento più consistente delle elezioni nel Lazio, verrebbero riaperti anche i termini per la presentazione delle liste e quindi potrebbe ripresentarsi anche la lista del Pdl.

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