«Il decoder unico strada più giusta per la tv del futuro»

Sky dovrebbe fornire a tutti i produttori le sue codifiche

«Il decoder unico strada più giusta per la tv del futuro»

Per le associazioni dei consumatori l’Authority per le tlc deve agire con rapidità sull’istruttoria aperta in merito al varo della piattaforma tivù soprattutto per quanto riguarda la possibile introduzione di un decoder unico. In effetti la situazione è complessa. Con l’avvento del digitale terrestre, che sta gradualmente sostituendo le trasmissioni televisive analogiche, gli utenti sono infatti obbligati a dotarsi di un decoder per vedere i programmi trasmessi con la nuova tecnologia. Il problema è che il segnale non è disponibile ovunque. E proprio per ovviare a questo i grandi broadcaster, ossia Rai, Mediaset e Telecom Italia (La7) hanno deciso di varare una piattaforma satellitare, «Tivù», per rendere il segnale disponibile ovunque, nel senso che se non arriva da terra può arrivare almeno dal cielo.
«Il problema - spiega Stefano Mannoni commissario dell’Authority per le tlc - è che gli utenti in questo momento non dispongono di un decoder in grado di captare tutti i programmi disponibili. Nel senso che con il decoder satellitare di Sky non è possibile vedere i canali di Tivù».
E dunque?
«Il risultato è che in casa in questo momento ci devono essere almeno due decoder: uno per Sky e uno per Tivù e digitale terrestre. È ovvio che le associazioni dei consumatori siano molto interessate alla questione perchè il fatto pone problemi agli utenti.
Quale è la proposta dell’Authority?
«La nostra idea è quella di dare ai consumatori un decoder unico che non solo possa accogliere le smart card (ossia le carte che permettono di vedere i programmi a pagamento ndr) di Sky ma anche quelle di Mediaset, della Rai e di tutti i broadcaster che vorranno trasmettere i loro programmi. Il decoder unico dovrebbe contenere non solo le chiavi per i programmi da satellite ma essere anche pronto per il digitale terrestre in maniera che ci sia un solo «oggetto» in grado di captare tutti i programmi disponibili».
Cosa impedisce la produzione di questo decoder dato che il consorzio Tivù ha già messo a disposizione di tutti i produttori le specifiche tecniche per realizzare i set-top box per i loro programmi?
«Sky non è stata fino ad ora disponibile a far avere a tutti i produttori le specifiche tecniche per realizzare prodotti compatibili con la tecnologia usata per criptare le sue trasmissioni. Inoltre rifiuta anche di avere la tecnologia di altri broadcaster nei suoi decoder che vengono dati in comodato d’uso, e quindi gratuitamente, ai suoi utenti».
Da cosa dipende questo atteggiamento?
«Sky in passato aveva avuto grossi problemi di pirateria e quindi dice che dando le chiavi crittografiche a diversi produttori si riproporrebbe la stessa questione».
Insomma si comporta da monopolista?
«Su questo non mi pronuncio tutte le aziende di una certa dimensione hanno la vocazione a tenersi stretti il parco clienti. Fermo restando che le richieste di sicurezza devono essere soddisfatte. La concorrenza non deve essere sui decoder ma sui programmi. Un utente deve avere la possibilità di cambiare la smart card e di passare da un broadcaster all’altro. Solo così si realizzerà un vero mercato televisivo del futuro».
La soluzione non potrebbe essere la tv via Internet?
«In cinque anni l’Iptv non ha ancora raggiunto 500 mila abbonati tra Fastweb e Telecom.

Ci sono problemi di vario tipo compreso quello di banda: quella necessaria per l’Iptv non è disponibile ovunque».
Cosa farà l’Agcom?
«Sentiremo tutti gli interessati e alla fine decideremo se basterà uno strumento regolamentare o se servirà un intervento legislativo».

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