Decreto tv, il governo rinuncia allo scontro

Il sottosegretario Romani ha presentato al Comitato dei nove una riformulazione delle norme del governo in materia televisiva. Il provvedimento cancella una parte del comma 3 (il salva Rete4) contestato da Pd e Idv

Decreto tv, il governo rinuncia allo scontro

Roma - Il governo ha riformulato l’emendamento sulle tv eliminando sostanzialmente il comma 3 che era contestato dall’opposizione. Lo spiega il sottosegretario alle comunicazioni Paolo Romani, al termine della riunione con l’opposizione sul testo definito dall'opposizione "salva-Retequattro". Il provvedimento cancella una parte del comma 3 dell’emendamento dell’esecutivo che prorogava l’attività degli attuali operatori sulla tv analogica fino al 2012, data del passaggio alla tv digitale. "Questa nostra scelta - spiega Romani - spiega quanto la cattiva interpretazione della norma fosse ingiustificata".

Il governo riformula la norma Nella riformulazione, che Romani si appresta a formalizzare in aula dopo averla illustrata al comitato dei nove, la modifica principale riguarda il comma 3 dell’emendamento che riprendeva, ha spiegato lo stesso sottosegretario, "la citazione esatta della legge gasparri a cui noi avevamo messo la data di chiusura, come chiesto dalla Ue". Si tratta della possibilità, per i soggetti che ne hanno titolo, di proseguire nell’esercizio degli impianti di trasmissione "fino alla scadenza del termine previsto dalla legge per la conversione definitiva delle trasmissioni televisive in tecnica digitale", nel rispetto del programma per il passaggio definitivo alla trasmissione tv digitale e del piano nazionale di assegnazione delle frequenze. Altra novità riguarda il comma 5: viene previsto che il ministro dello sviluppo economico fissi non più un "programma" ma un "calendario" per il passaggio definitivo alla trasmissione televisiva digitale terrestre. Romani ha riferito che annuncerà in aula che il governo aveva "risposto alle richieste ue ma la trattativa fra le forze politiche, data da una interpretazione ingiustificata, ci ha costretto a toglierla e la metteremo in un’altra sede". Il sottosegretario ha poi affermato che questo è il massimo di modifica cui l’esecutivo può arrivare ma su questo, ha concluso, "mi sento di avere raccolto il consenso almeno della parte più importante dell’opposizione".

Gentiloni: "L'ostruzionismo è servito" Il Partito democratico interromperà l’ostruzionismo ma voterà contro l’emendamento del governo, nonostante la riformulazione. Lo spiega Paolo Gentiloni al termine dell’incontro con il sottosegretario Paolo Romani: "Noi valutiamo negativamente la riformulazione dell’emendamento del governo", tuttavia il Pd stopperà l’ostruzionismo "visto che sono state tolte le aggiunte che avevano provocato" il muro contro muro in aula. "Sia quella che prolunga fino al 2012 l’attula regolamentazione delle frequenze, sia - spiega Gentiloni - quella che consente al governo di attuare piani regionali sulle frequenze. Queste aggiunte sono state tolte entrambe e questo motiva il Pd a interrompere l’ostruzionismo pur confermando il voto contrario all’emendamento". Il Pd, comunque, è soddisfatto: "La battaglia parlamentare ha ottenuto risultati importanti. Siamo soddisfatti", conclude Gentiloni.

Idv: "I problemi restano" La cancellazione della norma dall’emendamento del governo al dl sulle norme comunitarie all’esame della Camera "è una straordinaria vittoria dell’Italia dei valori contro una miserabile porcata dell’esecutivo". Il presidente dei deputati di Idv, Massimo Donadi, fa sapere che il gruppo valuterà "se proseguire o meno l’ostruzionismo" perché "la battaglia sull’informazione non si conclude qui" e "noi non siamo disposti ad accordi con questa maggioranza sul tema dell’informazione".

Donadi fa anche sapere che l’Idv non ritirerà il suo emendamento, che "è l’unico che consente di rispondere alla sentenza della Corte di Giustizia europea e di ripristinare il pluralismo". Quindi, anche il voto del partito di Antonio Di Pietro al provvedimento resta negativo.

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