Il decreto

RomaUn decreto per finanziare le spese inderogabili, ma anche per chiudere alcune partite politiche che sono ancora aperte, in primo luogo il nodo delle risorse per la riforma dell’università. Il cosiddetto milleproroghe - legge omnibus che tradizionalmente arriva alla fine dell’anno - potrebbe essere approvato già il prossimo mese, arricchito di un capitolo per lo sviluppo. Due provvedimenti che, insieme alla legge di stabilità attualmente all’esame della Camera, costituiscono una vera finanziaria.
Il primo provvedimento allo studio del ministero dell’Economia potrebbe essere approvato intorno alla metà di novembre e contenere misure a favore della crescita. Il secondo, il milleproroghe vero e proprio, dovrebbe invece arrivare in dicembre. In totale l’entità della «manovra» è di sette miliardi di euro, che il governo intende trovare senza ricorrere a nuovi tagli. Si dovrebbe ricorrere principalmente ai giochi e al piano delle frequenze. Quest’ultima posta vale da sola tre miliardi e consiste nei proventi della messa all’asta delle frequenze lasciate libere dal passaggio della televisione al digitale, a favore degli operatori di telefonia mobile. «La banda più pregiata è quella che viaggia sugli 800 mhz, poi 1.800 e 2.600 mhz, di minore qualità», ha spiegato ieri alle agenzie una fonte del governo.
Le spese irrinunciabili ammontano a circa 5 miliardi di euro. E le principali voci sono quelle relative alla proroga degli ammortizzatori sociali in deroga, il rifinanziamento delle missioni militari all’estero e misure a favore dell’autotrasporto. Si va verso una proroga, e quindi anche verso un rifinanziamento, della detrazione al 55 per cento per le ristrutturazioni edilizie che rispettino criteri di risparmio energetico. Allo studio anche un fondo di 100-150 milioni di euro per la ricerca.
Oltre al rifinanziamento degli ammortizzatori (la cassa integrazione in deroga), nel capitolo lavoro ci dovrebbero essere anche i nuovi sgravi per il salario di produttività. Cioè le agevolazioni fiscali del governo per favorire il nuovo modello contrattuale varato da sindacati e Confindustria.
Particolarmente atteso, il finanziamento della riforma dell’Università del ministro Maria Stella Gelmini. Nel decreto ci dovrebbero essere gli 800 milioni di euro necessari a fare partire la riforma; fondi che fino alla settimana scorsa sembravano in forse, oggetto di un braccio di ferro tra la stessa Gelmini e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
Intanto la commissione Bilancio di Montecitorio ha iniziato l’esame della legge di stabilità e potrebbe concludere i lavori già la prossima settimana.

Le opposizioni hanno protestato perché, con un nuovo decreto sviluppo alle porte, la manovra diventa «inutile».
In trepida attesa gli altri ministeri. Perché il nodo dell’Università non è l’unico e la lista delle richieste dei dicasteri, ancora allo studio di Via XX Settembre, è lunga.

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