Roberto Bonizzi
Dedicato alle vittime della guerra. A un Paese che vive sotto le bombe. Nello spogliatoio del Libano la vittoria allesordio mondiale sul Venezuela scatena lentusiasmo dei 12 cestisti che per prepararsi al torneo iridato sono fuggiti da Beirut. Dopo l82-72 sui sudamericani che tiene vive le speranze per un impossibile (alla vigilia) passaggio agli ottavi cè chi si lascia andare. Il playmaker Rony Fhaed, giocatore sciita dei Blue Stars, rivendica: «Questa vittoria è dedicata al popolo libanese. In particolare ai martiri e a Hezbollah: con il suo valore ha dimostrato che Israele non è invincibile».
Lo sport, il canestro, è occasione di rivincita e orgoglio. Per una squadra che per partecipare ha viaggiato 12 ore sotto i bombardamenti. Come ricorda il coach, Paul Caughter, 48enne di New York, uno che ha allenato quasi in tutti i continenti. «Abbiamo attraversato la Siria in pullman sfiorati dalle granate e siamo arrivati ad Amman. Poi da lì in Turchia, in Slovenia e nelle Filippine». Un viaggio della speranza per una formazione costretta a rinunciare al suo giocatore più rappresentativo (il centro Paul Khoury), che ha cinque cestisti senza contratto e nemmeno un massaggiatore al seguito. «Sono orgoglioso dei miei ragazzi» sottolinea il tecnico.
Contro il Venezuela il migliore è stato Fadi El Kathib, 27 anni, guardia, 35 punti in 36 minuti (12/22 al tiro, 11/12 ai liberi, 8 rimbalzi). I venezuelani non sono riusciti a prendergli le misure e lui ha colpito a ripetizione. «Volevamo trasmettere un messaggio al mondo - spiega El Kathib, cristiano, che due stagioni fa ha sfiorato la Nba -. Il popolo libanese non si arresta davanti agli ostacoli. Abbiamo giocato per il Libano e per tutti gli innocenti che sono morti. Speriamo di aver dato un po di gioia a chi è lì».
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