Alta BadiaStoria di un amore ritrovato: lei gli ha sorriso di nuovo, lui è tornato gigante. La Gran Risa, madre e matrigna della sua carriera, si è piegata per la terza volta alla potenza di Massimiliano Blardone che ieri, proprio come lo stesso giorno del 2005 e poi ancora nel 2009 ha dominato le sue curve. Ora che l'amore vero ha gli occhi chiari di Simona e l'ansia bella per un bimbo che arriverà ad aprile, l'ossolano, per la sua quinta vittoria in carriera, ha fatto pace anche con la "sua" innamorata fatta di neve e boschi. Blardone ha stravinto, lasciando con un palmo di naso non solo i due austriaci in condominio sul podio, Hannes Reichelt a + 35 e Philipp Schoerghofer a + 57, ma soprattutto i due dominatori della prima manche e fino ad ora anche della stagione. Ted Ligety e Marcel Hirscher - o della gioventù e dell'esplosività sugli sci - si sono dovuti inchinare a Super Max.
Fidanzatino della Gran Risa? Abbonato al risultato facile su questa pista? Nessun titolo fu più desueto. Lo si capisce anche da come il signor Blardone ha esultato. Classe 1979, basta ardori giovanili da mantellino rosso o cappellino Sturmtruppen: «Sono più serio», dice mentre però scimmiotta con pari grazia il gesto di Usain Bolt. Ma soprattutto Max festeggia la vittoria su e contro se stesso: lo scorso anno qui iniziò il suo periodo più nero. Max che, dopo 11 anni, non si qualifica per la seconda manche. Max che affonda, non pensa al ritiro ma «mi son messo a studiare tutti i miei video: inutile studiare gli altri; non mi inclinerò mai come Ligety alla mia età». Non basta: la discesa di risultati è pericolosa e più che al traguardo conduce all'abisso. Da toccare con mano alla vigilia di questo gigante dove, per la prima volta e sempre in 11 anni, nessun italiano partecipa all'estrazione dei pettorali fra lucine di paese e jingle natalizi. Tutti in hotel ad attendere il verdetto. Max ottiene il pettorale 19, pensa a Tomba che proprio oggi, il 19, festeggia il compleanno e ieri lo avrebbe atteso al traguardo. Pensa al figlio di cui ha già deciso il nome «che non vi svelerò», e a Simona «nata 4 giorni dopo di me nello stesso ospedale: forse ci siam dati appuntamento già allora?».
Ed è così che Max sente gli elementi di questa personalissima cabala deporre a suo favore. E così decide: «Oggi parto per vincere». Al traguardo poi, accanto ai genitori e alla fidanzata, confessa: «Avevo la giusta tensione sportiva e di colpo mi son accorto di non essere più arrabbiato». In mezzo però, fra l'abisso scampato e la vittoria ritrovata dopo 2 anni, una tracciatura shock con una prima manche disegnata da papà Ante Kostelic che proietta gli atleti più in una curving cup che fra le porte larghe e soprattutto li costringe a 10 secondi di gara in più. «Angolatissima: ho preso Ivica (Kostelic finirà 17°, ndr) e gli ho detto "Siete matti?"».
A metà gara Max è sesto. Nella seconda, dove è invece Davide Simoncelli a centrare il miglior tempo, Blardone si scatena: affronta una porta lunga come nessuno, tiene linee decise ma evita di affondare nella neve morbida, dono dei recenti fiocchi. Max chiude in testa, rende a Ligety ben più del secondo che aveva accusato da lui: «Qualche mese di sfortuna non cancella 21 podi», parla con orgoglio Blardone che su Ligety puntualizza subito con umiltà: «Batterlo di nuovo non sarà facile: oggi è stata un'impresa». Come regalo di Natale Blardone si augura uno sponsor, indicando il cappellino "muto": «Perché mi piacerebbe proseguire fino al 2018, e poi lasciare il campo al nuovo mini-Blardo che arriverà».
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