Deficit, la Pisana ammette il flop

«Sul contenimento dei costi-personale è il caos totale»

Quella del piano di rientro del deficit sanitario è la cronaca di un flop annunciato, che ha prodotto solo uno+
svilimento dell’offerta assistenziale. Un flop che è stato esplicitato alla lettera con la verifica dello stato di avanzamento delle principali misure di riorganizzazione e di risparmio redatto dalla Regione già a fine ottobre. Lo stesso esecutivo regionale quando ha valutato lo stato di attuazione del piano si è accorto ampiamente del mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati nonché della irrealizzabilità di alcuni progetti da parte delle aziende sanitarie. Vale a dire che Asl, ospedali, Irccs e policlinici universitari che avrebbero dovuto attuare il programma di riorganizzazione della rete ambulatoriale e ospedaliera si sono impantanati nel ginepraio burocratico senza applicare le misure previste.
E la regione che provvedimenti avrebbe preso dinanzi a tale inadempienza? Ancora nessuno malgrado abbia ammesso per iscritto ritardi e inoperatività nell’attuazione di determinate direttive e rimarcato il mancato avvio dei processi di assistenza territoriale. E la spesa farmaceutica non va meglio: la distribuzione diretta a carico delle Asl annunciata come la panacea della riduzione dei costi si sta verificando più esosa che mai. Nella Asl Roma C «rischiano di doverla sospendere in quanto i costi maggiori non sono sopportabili dall’azienda, e - si legge nella relazione - chiedono lo sfondamento del budget», nell’Asl Roma H «ha determinato una crescita della spesa per beni e servizi». Quanto al San Giovanni, all’Ifo e al Policlinico Umberto I si lamentano «elevati costi dei farmaci». Altro che risparmi. Ma le criticità del piano di rientro non si esauriscono qui. Tutt’altro. La stessa Regione, malgrado riveli, coram populo, di essere in linea con gli obiettivi da raggiungere e che mancherebbero al traguardo del ripiano per l'anno corrente solo 100milioni di euro quando dalle stime dell’advisor finanziario ne sarebbero almeno 1200, si lascia scappare quali sono le voci che non hanno consentito il «governo della dinamica dei costi». Eccoli. Sul contenimento costi personale è «confusione totale» (voce esplicita del testo), sull’analisi dei costi di produzione si ottiene «un aumento anche in confronto al 2004/2006» mentre sul «blocco delle assunzioni si precisa che ogni azienda si è lanciata nel fai-da-te».

E non mancano i punti di domanda in merito alle poste debitorie: non si sa bene quali misure di regolazione dei pagamenti e del debito commerciale e quali processi di consolidamento dei bilanci delle aziende siano state intrapresi.

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