La degenerazione maculare in età avanzata può essere vinta

Tutto comincia con una macchia nera che riduce il campo visivo. Questa «macula» occupa la parte centrale della retina, la parte nobile, che per la sua ricchezza in cellule assicura la qualità della visione. Il fenomeno può manifestarsi a 70 anni ma anche prima. La malattia si chiama degenerazione maculare senile ed è più diffusa di quanto si pensi: solo in Italia sono stati accertati un milione di casi.
Quando la macchia si estende, procura ai pazienti uno stato di angoscia: sembra vicino il buio. «Sembra ma non è», spiega il professor Francesco Bandello, cattedratico di clinica oculistica nell’università San Raffaele di Milano. «Nessuno di questi malati - ribadisce - è condannato alla cecità. È vero che si riduce notevolmente la visione, ma è anche vero che noi abbiamo le armi per bloccare il decorso di questa patologia e la preoccupante caduta delle diottrie». Chi soffre di degenerazione maculare senile ha serie difficoltà di leggere, di scrivere, di guidare l’automobile. È una malattia invalidante, ma si hanno efficaci terapie. Il professor Bandello ricorda che esiste, sì, la familiarità ma esiste anche la possibilità di prevenire questa forma degenerativa con una dieta equilibrata ricca di pesce, frutta e verdure. Bandello è uno degli specialisti italiani più apprezzati a livello internazionale. È tornato da un congresso mondiale svoltosi a San Francisco e si prepara a partire per Mexico City, dove presenterà una sua ricerca proprio sulla degenerazione maculare senile. In Italia, ricorda, esistono alcuni centri d’eccellenza per la diagnosi e la cura di questa malattia. Basta ricorrervi in tempo. A questo risultato devono guardare anche i medici di famiglia, invitati a richiedere esami più sofisticati (come la misurazione della pressione intra-oculare) per pazienti con problemi della sfera visiva. La degenerazione maculare più frequente è quella «secca» (80 casi su 100) che ha una lenta evoluzione. La più temibile è quella «umida», che avanza velocemente. Per curarla un tempo si ricorreva alla terapia-laser, poi sostituita dalle nuove efficaci cure fotodinamiche. Da quattro–cinque anni viene applicata – con ottimi risultati – la terapia che combatte la formazione di vasi sanguigni al centro della retina (VEGF).

Una iniezione intra-oculare, e non dolorosa, d’una sostanza molto efficace (nome chimico: ranibizumab ferma il processo degenerativo e garantisce una buona qualità di vita. Il professor Bandello conclude: «Prima ci si attiva meglio è».

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