(...) a pagamento, spazioso, comodo per chi vuole passare una giornata immerso nella natura del Parco o più semplicemente concedersi il lusso e la pigrizia di arrivare in stazione in auto, è ormai una gimcana di buche sconnesse e erbacce. Già dal 2007 alcuni blog si erano dedicati al problema dell'accessibilità del posteggio. E pensare che la stazione pegliese - come ci ricorda il lettore Mario Lauro - «solo trentanni fa vinceva riconoscimenti per la cura delle piante lungo i binari, quando cera il premio per la miglior stazione ferroviaria italiana». Senza contare che è sempre attuale la minaccia di chiusura della biglietteria: la questione, portata di recente allattenzione del consiglio provinciale, ha ricevuto solo generiche assicurazioni di interessamento dallassessore Anna Dagnino presso Trenitalia, «perché la stazione di Pegli resti aperta, dopo le dismissioni purtroppo già avvenute a Prà, Voltri e Cogoleto».
«Quello che è inconcepibile a Pegli è il parcheggio posto sul retro della stazione: è un parcheggio di interscambio perfetto - così scriveva il pegliese Titoit nel gennaio 2007 in un blog dedicato - È immenso e spesso desolatamente vuoto e molto degradato. È chiaro che il costo è troppo elevato e non c'è alcuna forma di incentivo/sconto per pendolari o utenti del treno. Assurdo!! FS potrebbe sfruttarlo al meglio e guadagnarci benissimo e lo lascia andare in malora». A occuparsene anche il blog Peglimobile di Andrea Casalino, voce critica del quartiere ponentino, che da anni propone il suo documento «Piano della mobilità per Pegli»: sul sito è proposto concretamente un piano della mobilità per la delegazione che coinvolge da vicino il trasporto pubblico e avanza soluzioni per una migliore integrazione con la stazione ferroviaria di Pegli.
Il degrado è percepibile dalla stazione prospiciente: alle sopracitate scritte di parkinsoniane bombolette si aggiungono sporcizia, noncuranza e le sempreterne erbacce, ultime regine del binario tronco di Pegli.
La stazione ha una storia molto particolare: nel 1856 la società italiana delle Strade ferrate del Mediterraneo decise la costruzione della linea Genova-Voltri e grazie a un'attenta campagna di marketing e a uno spiccato senso imprenditoriale, l'allora marchese Ignazio Pallavicini ottenne che venisse costruita in una posizione favorevole per il proprio parco, offrendo gratuitamente alla società i propri terreni per la realizzazione dell'opera: in cambio ottenne che la stazione fosse costruita proprio accanto all'entrata della sua villa, assicurando così ai propri «ospiti» genovesi di visitare il parco agevolmente: l'attività imprenditoriale del Pallavicini fu ulteriormente incrementata grazie alla costruzione dell'hotel Michel di fronte alla stazione, per ospitare i turisti in villeggiatura nel borgo ligure.
L'abile amministrazione di Pallavicini nulla ha potuto contro i 2 anni durante i quali l'accesso al parco non è stato debitamente regolato e monitorato: mosaici distrutti, graffiti, vetrate rotte.
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