Adesso il compagno Al Gore la racconta a suo modo: scenari internazionali, squali che, con i loro canini aguzzi, lacerano grandi porzioni di libertà di stampa, chiusure violente, addirittura «choc», manovre di un editore che alla fine, come tutti, avrebbe voglia di ingraziarsi il solito «padrone del mondo», in arte Silvio Berlusconi. Ma in realtà, dietro alla estremamente probabile chiusura di Current tv Italia, c’è una questione di soldi. Chiamateli «currency» o «sghéi», sono sempre quelli a nascondersi dietro alle grandi battaglie di principio.
Il salvatore del pianeta accusa Rupert Murdoch di «lavorarsi» il presidente del Consiglio perché «NewsCorp vuole entrare nel digitale terrestre italiano e gli serve il suo appoggio», il tycoon dalla faccia mobile gli ributta in faccia i risultati d’ascolto infrequentabili rispetto ai costi del suo«organo di libertà,l’unico in Italia». Al Gore, l’ex vicepresidente degli Usa che si fece scavalcare da Bush jr nel 2000 per una manciata di voti, è giunto trafelato in Italia per annunciare all’universo mondo che lo squalo Rupert Murdoch gli «mura » la sua Current. Ventiquattro ore di flusso di notizie «alternative» che qui da noi hanno le facce di Luca Telese, Giuseppe Cruciani e, soprattutto, Marco Travaglio. Il grido di dolore del non compreso: «Diamo fastidio, è per questo che ci chiudono»ha detto ieri un po’ dappertutto e, addirittura da un non convintissimo Michele Santoro (Al Gore era ospite ad Annozero).
Sky ha replicato: «Gli avevamo offerto il rinnovo ma non ci siamo messi d’accordo sulle cifre». Ecco, parlando di cifre: sapete quante persone vedono Current tv tutti i giorni? Tremila. Tremila! L’equivalente di tre fabbricati di viale Palmanova a Milano, checché ne dica mr Terra. Quindi è sembrato ragionevole a quelli di Sky (che come tutti, a fine anno, devono far quadrare i conti) chiedere uno sconticino (come del resto hanno fatto anche con gli altri fornitori di canali). Invece il signor premio Nobel avrebbe voluto il doppio, pare, malgrado ultimamente gli ascolti fossero pure scesi del 20%: cioè, i tre fabbricati di viale Palmanova, meno la scala A. E allora pare che a Sky abbiano risposto, pur concedendo una proroga di tre mesi rispetto agli accordi: Qui mica ce la facciamo... Ora, ignoriamo lo scenario internazionale che lega i rapporti tra Murdoch e Al Gore, ma certo che con quegli ascolti... Il casino che mister «libertà di stampa» sta scatenando, Murdoch (che per dirla con Mourinho «non è mica un pirla»), se lo sarebbe volentieri risparmiato. A saperlo, si sarebbe probabilmente tenuto i tre fabbricati di via Palmanova piuttosto che questa rottura di balle. Ma tant’è... Si è dovuto beccare l’uso disinvolto che mr Terra fa della sua immagine pubblica e accettare il casino.
A noi spiace per i tre fabbricati che non potranno più vedere Travaglio, Cruciani e Telese (a meno che Current non accetti l’invito di Youdem). A parte il fatto che a Travaglio restano sempre il suo giornale (Il Fatto Quotidiano) e, una volta alla settimana, la tribuna che gli offre Michele Santoro (un altro che «non è mica un pirla», come dimostrano gli ascolti ben diversi da quelli di Current).
Per il resto, l’unico aspetto interessante di questa vicenda è che la libertà di stampa minacciata, consente a ciascuno di dire ciò che vuole.
Nel frattempo il signor Murdoch di grane ne ha altre: la sua politica delle retribuzioni e dei bacini occupazionali, non piace ai sindacati: è in arrivo il primo sciopero a Sky che, se non sarà revocato, metterà a rischio le dirette dell’ultima giornata di serie A. Certo viene da ridere, adesso, tra una lite con Al Gore e una con i sindacati, a ripensare a quando la sinistra, ai tempi della guerra sull’Iva, tentava di arruolare Murdoch al suono di «Bandiera rossa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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