Delitti e affari sporchi Otto racconti per il noir all’italiana

Dal 6 dicembre su Raidue «Crimini». Da Camilleri a Lucarelli a Dazieri, ogni episodio della serie è firmato da grandi autori di gialli ed è ambientato in una diversa città

Paolo Scotti

da Roma

E gli appassionati sono accontentati. Chiunque ami il mistero, il brivido, l'intrigo - il poliziesco più dark, insomma - non perderà Crimini. Una collezione di otto noir all'italiana, nati dalla penna di altrettanti tra i migliori giallisti nazionali, ambientati in altrettante città del Paese e trasposti in film da popolari registi e interpreti, che Raidue manderà in prima serata dal 6 dicembre. Inaugura il ciclo Troppi equivoci di Andrea Camilleri, interpretato da Beppe Fiorello per la regia di Andrea Manni. Ma anche il seguito è da intenditori: Rapidamente, di Carlo Lucarelli con Gabriella Pession; Il covo di Teresa, scritto da Diego Silva per Lina Sastri e Pietro Taricone; Il bambino e la befana, di Giancarlo De Cataldo interpretato da Giuliana De Sio; Terapia d'urto, creato da Giorgio Faletti per Samuela Sardo; Disegno di sangue affidato ad Andrea Renzi per il testo di Marcello Fois; Morte di un confidente, di Massimo Carlotto con Debora Caprioglio e infine L'ultima battuta di Sandrone Dazieri con Francesco Salvi.
Importante notare che si tratta di otto copioni «scritti appositamente per la Rai - come osserva il direttore di Raifiction, Saccà -. Secondo il metodo di una volta (si pensi ai Racconti del maresciallo di Soldati) e quasi a comporre l'annosa diatriba fra letteratura e la sua rappresentazione filmica. Tanto che già pensiamo ad una seconda serie di Crimini. Nonché di adattare la stessa formula "scrittore famoso-testo televisivo" ad altri generi della fiction». Ambientata a Catania, l'inaugurale Troppi equivoci (storia del misterioso omicidio dell'innamorata di un tecnico del telefono) rappresenta anche una svolta per il protagonista, Beppe Fiorello. Che come dice Saccà, «finora in tv è stato l'uomo dei racconti generalisti, mentre qui si prova in un genere più specifico». «E proprio per questo ho voluto farlo - conferma lui -. Perché volevo misurarmi col noir, che non avevo mai affrontato. E di conseguenza propormi a un pubblico più giovane di quello che mi segue abitualmente».
Ma tutta la serie si propone obiettivi diversi dal consueto. «Innanzitutto veicolare, attraverso un mezzo popolare come la tv, un genere letterario che fino a ieri era frequentato da pochi - analizza uno dei registi di Crimini, Giancarlo De Cataldo -. E poi scoprire, attraverso l'ambientazione prettamente cittadina d'ogni episodio, i lati oscuri della vita nazionale. Lasciando da parte i toni consolatori o rassicuranti, che si trovano ad esempio nelle fiction in divisa; ma anche quelli più estremi, tipici dei gialli americani. Parlando insomma soprattutto di affari sporchi nostrani: la corruzione, l'ansia del successo, la devastazione del territorio, i problemi legati alla presenza degli stranieri». L'anima delle diverse città protagoniste - fra le altre Roma, Cagliari, Napoli, Padova, Milano - è naturalmente determinante, nel costruire l'atmosfera d'ogni singolo noir. «Sono gli scrittori stessi, Camilleri, Lucarelli, Faletti, a essere legati alla propria città, e ad averla trasfusa nei loro gialli - nota il regista Marco Manetti -. E noi realizzatori abbiamo cercato di trasformarne in immagini gli umori più caratteristici». «Ma la caratteristica dei set cittadini non si ferma qui - sottolinea il regista Diego De Silva -. Direi che anche di fronte al delitto ogni città produce reazioni diverse. A volte lo fagocita; a volte lo respinge. E a seconda dei luoghi cerca di ignorarlo, di cancellarlo, di giustificarlo. È qualcosa che fa parte del carattere della città stessa, insomma».


Nessun mistero, invece, sulla messa in onda degli otto Crimini fuori dal periodo di garanzia. «Ormai siamo perennemente in garanzia - sospira Saccà -. E con la concorrenza, da settembre a giugno, ogni giorno è battaglia piena».

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