Un delitto imperfetto scritto troppo bene

Quando nel 2003 uscì Amok, opera prima di Krystian Bala, molti rimasero affascinati da quel libro di pazzia sanguinaria: sesso sfrenato, linguaggio osceno, scabroso, paranoico. La critica lo accolse con parole entusiaste, le stesse usate nel 1934 da Blaise Cendrars per commentare Tropico del Cancro di Henry Miller. Un paragone improbabile, ma in Polonia c’era bisogno disperato di scrittori nuovi e Bala andava a pennello. Ventinove anni, umili origini, nato in un piccolo paese della Slesia, poi laureato in filosofia a Breslavia, emigrato prima in Francia e quindi negli Stati Uniti. Nel 2002 viaggiava per l’Asia, soprattutto Giappone e Corea del Sud.
Un anno dopo la pubblicazione del libro Bala sembrava lanciato verso il successo. Nei suoi progetti c’erano una mostra di foto a New York e a Londra e un nuovo libro, De Liryk, che doveva essere il secondo della trilogia iniziata con Amok.
Poi, una mattina del febbraio 2006, i poliziotti bussano alla sua porta e lo arrestano. L’accusa: omicidio volontario del giovane imprenditore Dariusz J. L’uomo era stato ucciso nel novembre 2000. Sequestrato per almeno tre giorni, senza cibo e acqua, subì sevizie che, secondo il medico legale, solo una mente malata poteva infliggere. Infine, con le mani legate dietro la nuca, era stato buttato nelle acque ghiacciate del fiume Odra. Il corpo lo ritrovarono dopo un mese sulla sponda coperta di neve, decine di chilometri più avanti. Sembrava un delitto perfetto. Niente testimoni, niente indizi, niente muovente. L’imprenditore era un giovane benvoluto da tutti, la famiglia giurava che non avesse nemici. Ma al procuratore balenò un piccolo sospetto, perché sei giorni dopo il delitto, all’asta virtuale qualcuno aveva messo in vendita il cellulare della vittima. Quella persona era Krystian Bala.
Durante l’interrogatorio Bala ammise di conoscere Dariusz J., ma solo di nome. Quanto al telefono, disse, lo aveva trovato e, non sapendo a chi renderlo, aveva deciso di venderlo su Internet. Il procuratore era perplesso ma il giovane aveva un alibi di ferro, e un piccolo indizio non bastava per accusarlo. Non c’erano altri sospettati. La polizia non arrestò nessuno e l’omicidio rischiava di cadere nell’oblio. Ma nel 2003 uscì Amok. I giornali ne osannavano l’autore: Krystian Bala. Il procuratore, pur non essendo un appassionato di gialli, lo divorò in un pomeriggio. Vi trovò la minuziosa descrizione di un delitto. Al procuratore quell’omicidio non era nuovo...
Così riaprì il caso Dariusz J. Troppi morbosi particolari combaciavano: le torture inflitte alla vittima, il crudele crimine che si svolgeva proprio come doveva essersi verificata l’uccisione dell’imprenditore. Durante le indagini la polizia scoprì che pochi giorni dopo l’assassinio di Dariusz J. Krystian Bala aveva cambiato la tappezzeria nei sedili posteriori della propria auto. Si scoprì anche che nel 2002, quando un noto programma tv aveva messo in onda il documentario con la ricostruzione dell’omicidio e aveva messo a disposizione degli spettatori un sito Internet, una persona vi si collegava spesso da vari Paesi asiatici. Dopo aver esaminato il passaporto di Bala, la polizia notò che i suoi spostamenti coincidevano alla perfezione con quelli dell’anonimo utente del sito. Si appurò che l’ex moglie di Bala aveva avuto una breve relazione con la vittima... E la macchina della verità cui venne sottoposto lo scrittore evidenziò nella sua memoria una profonda traccia del reato.
Secondo le perizie psichiatrica e psicologica successive esistono molti punti in comune tra la figura di Chris, il protagonista del libro, narcisista, perverso intellettuale, amante di droga, sesso e alcol, e quella del suo creatore Bala. Una sola volta durante l’interrogatorio Bala ammise la propria colpevolezza, ma raccontando i particolari si era sentito male e così la deposizione era stata interrotta. Successivamente aveva negato qualsiasi coinvolgimento nell’omicidio. Quello di Bala è stato un processo indiziario ma il giudice non ha dubbi: è lui l’assassino.

Data la particolare efferatezza del crimine, la corte ha condannato Bala a 25 anni di carcere. Ma un libro basta per condannare una persona? La sentenza fa discutere, la pena inflitta divide l’opinione pubblica proprio come prima la divideva il romanzo. Che peraltro è diventato introvabile.

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