Delitto Mollicone, dodici sospetti

Alessia Marani

«Adesso l’assassino, quello vero, lo cerco io. E la famiglia di Serena deve collaborare. Se il papà sa il nome del responsabile della morte della figlia, lo dica agli inquirenti». Carmine Belli, il carrozziere di Arce accusato, ma poi assolto, per l’omicidio di Serena Mollicone, la studentessa di 18 anni, scomparsa di casa il 1 giugno 2001 e trovata morta mani e piedi legati, la testa infilata in un sacchetto di plastica, due giorni dopo nel bosco di Anitrella ora grida la sua innocenza e spiega che lo staff di legali e criminologi che lo hanno assistito finora, continueranno a cercare la verità.
Assolto in primo grado il 7 luglio 2004, in Appello il 31 gennaio di quest’anno e, definitivamente, in Cassazione il 6 ottobre scorso, Belli chiede una «riabilitazione» totale: «Mi auguro - ha dichiarato ieri in un incontro con la stampa - che i familiari di Serena la smettano di far credere di ritenere di sospettare di me. Chiedo che venga rispettata la sentenza definitiva e collaborino». «È finito un incubo - ha aggiunto il carrozziere, che si riserva di chiedere un risarcimento per i danno morali subiti durante la vicenda -, un dramma personale cominciato con ingiusti sospetti, sfociato in 18 mesi di ingiusta prigionia lontano dalla mia famiglia, continuato con altri 27 mesi di sospetti, ricorsi e processi». In particolare, Belli ha annunciato di avere incaricato il criminologo Carmelo Lavorino di redigere una relazione tecnica in base alla quale individuare i colpevoli del feroce delitto.

Il criminologo ha detto in proposito: «Ci sono dodici potenziali assassini che avevano la possibilità, opportunità, capacità, movente e contesto per commettere l’omicidio. In base a questa “rosa” si possono cominciare a raccogliere nuovi elementi o a valutare quelli già evidenziati in fase d’indagine preliminare».

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