Una donna, o forse una coetanea, dunque che avrebbe aggredito la ragazza e avrebbe colpito con inaudita ferocia appena ha aperto la porta. Ieri infatti è stata eseguita l’autopsia e il medico legale avrebbe letto l’azione omicida in base alle ferite sulla testa.
L’assassino arriva tra le 9 e le 12, Chiara è sola in casa, papà Giuseppe, 56 anni, mamma Rita, 53, e il fratello Marco, 19, sono in vacanza in Trentino. Con ogni probabilità conosce il visitatore e apre senza sospettare nulla, ancora in pigiama. Appena dentro l’assassina colpisce con un martello, una picozza o una mazza alla fronte. La povera ragazza cade, il killer vibra un altro colpo che penetra nel cranio, ma non ancora sufficiente a uccidere. La vittima striscia fino alla porta della cantina, rotola per le scale. L’aggressore la insegue e la finisce con un colpo alla nuca. Quattro colpi in tutto. Quindi la fuga con l’arma del delitto, non ancora ritrovata.
In tarda mattinata il fidanzato Alberto Stasi, 24 anni, laureando in economia e commercio, chiama ripetutamente la giovane. Lei non risponde, lui si preoccupa e va a vedere cosa sia successo e scopre il massacro.
Intervengono i carabinieri che portano il giovane in caserma e lo interrogano fino a notte inoltrata. Poi lo rilasciano, le sue dichiarazioni sono convincenti. Del resto sono gli stessi famigliari della povera ragazza a scagionarlo: «Non può essere stato lui».
E allora chi può aver ucciso una ragazza che tutti descrivono «bella e pulita».
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