Via delle Azzorre, ora si indaga sulle assegnazioni

Gli alloggi sarebbero stati assegnati violando le posizioni nelle graduatorie. Per il Campidoglio è tutto in regola

Stefano Vladovich

Qualcuno aveva un punteggio molto basso, altri in graduatoria non c’erano nemmeno. E poi c’è chi, come i familiari di G.N. con il numero 610 nella lista delle assegnazioni comunali, ha ottenuto le chiavi di casa sorpassando quelli col 237. La signora A.D.C. per esempio. Per non parlare delle 30 famiglie a rischio inondazioni all’Idroscalo o gli assegnatari temporanei di una scuola elementare di Acilia, da oltre 7 anni in attesa d’aiuto.
Una denuncia alla Procura per far chiarezza e capire quali criteri siano stati usati dal Campidoglio nell’assegnazione delle abitazioni di via delle Azzorre agli «aventi diritto». A sollevare la questione il presidente del XIII Municipio, Davide Bordoni: «Stiamo ricevendo da più parti segnalazioni di diverse anomalie nella manovra voluta dal Comune, documenti che siamo pronti a inviare in Procura per gli accertamenti del caso. Abbiamo raccolto le testimonianze e l’amarezza delle 43 famiglie del Comitato Unità di Popolo Litorale Romano che da due giorni presidiano la sede municipale di piazza della Stazione Vecchia. Tra i punti che la giunta Veltroni dovrà chiarire, l’effettiva titolarità all’assegnazione degli occupanti dell’ex colonia Vittorio Emanuele III; perché non sia stata adottata la determinazione dirigenziale 116 del 17/04/2001 dell’Ufficio Case che evidenzia una priorità per l’Idroscalo; il rispetto della graduatoria ufficiale e gli ordini di priorità, infine, per invalidi e famiglie assistite dai servizi sociali».
Casus belli, dunque, un centinaio di appartamenti (104 per l’esattezza) appena realizzati da una società privata e venduti al Comune. Motivo? Affrontare l’emergenza abitativa, un dramma nella capitale ma che sul Lido sta assumendo toni farseschi. Siamo a Ostia ponente, zona coinvolta da un programma di recupero delle periferie che, in pratica, si realizza con la costruzione di case. E basta. Un progetto che non ha coinvolto i servizi, insufficienti e a rischio collasso con l’aumento delle cubature. A ridosso della Pineta delle Acque Rosse il complesso della discordia, lo stabile assegnato agli ex occupanti abusivi della colonia Vittorio Emanuele III. Una storia «sociale» che inizia nel giugno 2001 con un blitz di un primo nucleo di 17 famiglie in un’ala dell’ex colonia per bambini. Chiavi in mano, i futuri assegnatari prendono possesso delle stanze destinate ai vigili del fuoco del Lido, sfrattati dalla caserma per lavori di ristrutturazione.
Passa il tempo, la gente aumenta. Denunce e richieste di sgombero restano lettera morta per 4 anni. Con l’estate arrivano le pre-assegnazioni del Comune. E gli irriducibili (fra cui il presunto terrorista pakistano arrestato pochi giorni prima) lasciano la struttura sul lungomare Paolo Toscanelli. A settembre l’annuncio ufficiale del delegato del sindaco alla casa, Nicola Galloro, che scatena polemiche a non finire. Primi fra tutti gli abitanti della zona Acque Rosse-Azzorre, preoccupati della trasformazione in ghetto del quartiere. «Il Comune ha assegnato alloggi popolari in un quartiere residenziale - dice Maurizio Perazzolo capogruppo azzurro in XIII -, a ridosso di un’area naturalistica di pregio, accanto a edifici pagati a prezzo di mercato da tante ignare famiglie».
Per Galloro le assegnazioni invece «rispettano la graduatoria».

Per l’Idroscalo, il delegato annuncia una commissione congiunta per novembre, «quanto alla persona in posizione 237 si tratta di un nucleo da uno e per tali nuclei siamo ancora al 41° posto di chiamata; la persona in posizione 610 che ha avuto le chiavi dell’alloggio, è un nucleo di tre persone con un invalido al 100%».

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