Vino e panini, pronti sul tavolo già dal primo pomeriggio, non sono serviti per festeggiare. Al massimo, per rendere meno amaro il boccone. E sono finiti ben prima della diffusione dei dati ufficiali. Così come ben prima è terminato il via vai di leader e candidati. Nella sede milanese del Pd ieri sera regnava la rassegnazione. Unita alla consapevolezza che, a dispetto del risultato nazionale, il partito nel capoluogo lombardo è cresciuto. Rispetto allUlivo targato 2006, il Pd di Veltroni ha ottenuto il 33 per cento di voti, il cinque per cento in più rispetto a due anni fa.
«Abbiamo fatto una grande campagna elettorale - commenta il segretario regionale Maurizio Martina -, un lavoro utile per la fase politica che si apre. In diverse città come Bergamo, Brescia e Mantova siamo il primo partito». Martina invita però a riflettere, soprattutto sulla netta imposizione della Lega. «Era nellaria un risultato positivo - dice -. Saranno necessarie delle riflessioni importanti e credo che si apriranno anche nel centrodestra».
Il ministro uscente Barbara Pollastrini, intervenuta a Milano, spiega la vittoria del Pdl con la «forte richiesta di sicurezza. Ma il Pd - afferma - è nato anche per questo». Mentre si dice «preoccupata per la stabilità, anche a Palazzo Marino», la capogruppo del Pd in Comune Marilena Adamo. «La Lega presenterà il conto - prevede -. Ora ha un solo assessore, non credo che si accontenterà. Il futuro sarà segnato da una forte instabilità». Le sorti del centrosinistra sono state segnate anche dal forte ridimensionamento della Sinistra lArcobaleno. «Se avesse ottenuto un buon risultato nelle regioni rosse, al Senato sarebbe andata diversamente - spiega Emanuele Fiano, deputato del Pd -. Il loro progetto è stato costruito troppo in fretta, quindi non sono riusciti a creare una base elettorale solida».
A questo punto, conclude il coordinatore provinciale Giovanni Bianchi, «cè da trovare una strada per far uscire il Paese da una situazione difficile». Una strada che non preveda larghe intese, ma «sinergie, dove chi deve fare la maggioranza faccia la maggioranza e lopposizione».
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