Il democratico benessere del mondo di plastica

Il mondo della plastica, vasto e sempre più ampio, continua ad essere uno dei grandi protagonisti della casa. Anche se il termine «naturale» e tutto quanto ad esso è legato, sembra oggi uno dei grandi preferiti accanto a quello di «bio», il vocabolo «plastico» non è passato in secondo piano, anzi, si è rafforzato, perché si lega in questi tempi alla tecnologia e non più a quei significati di povertà ed economicità che lo avevano caratterizzato nel passato. Oggi le plastiche sono parecchie, ciascuna per un determinato uso, per un impiego che richieda determinate caratteristiche, per resistere a certe temperature e a certi sforzi. Nell'arredo la plastica ha certamente avuto una sua storia benefica, perché è fuori di dubbio come essa abbia enormemente contribuito a quella che si può definire «democrazia del benessere».
E a questo proposito vale la pena di segnalare il recente lavoro di Cecilia Cecchini, nel suo «Mo...Moplen. Il design delle plastiche negli anni del boom», rintracciabile sul sito www.romadesignpiu.it. Indubbiamente dagli anni Cinquanta a quelli Settanta gli oggetti in plastica veicolavano una nuova idea di benessere e di modernità: le imbottiture in gommapiuma assicuravano un comfort tutto imprevedibile e riducevano le masse di divani e poltrone, uscendo da canoni costruttivi che si rimandavano da secoli; i contenitori colorati, dalle scatole alle bacinelle e alle bottiglie, gli attrezzi da cucina, i piatti usa e getta e così via, certamente erano cose che al grande pubblico davano la sensazione di poter usufruire dei risultati tangibili di un progresso dell'industria italiana. Ed erano anche sinonimo di praticità, di tempo risparmiato, di manovrabilità, di leggerezza. Proprio in quegli anni in Italia l'arredo vide il metacrilato quale prima plastica impiegata; era il '59 ed Achille e Piergiacomo Castiglioni presentarono delle lampade prodotte da Kartell. Un'azienda questa che da quegli anni in avanti lavorò esclusivamente con questi nuovi materiali, creando forme inconsuete, colori imprevedibili, componenti per la casa di ogni tipo.

Poi venne un periodo nel quale la plastica sembrò tramontare, simbolo di povertà in favore di materiali come il legno, l'acciaio, il cuoio e le pelli. Ma si ripresentò attraverso i «laminati», non più quelli della «Formica», ma quelli avanzati ancor oggi protagonisti in cucina, negli armadi e nei tavoli.

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