«La prigione? Mi torna in mente quando me lo chiedete voi giornalisti stranieri». Sarà la passione per la satira, sarà il temperamento, ma Ebrahim Nabavi non sembra prendersi sul serio. Per lui scherzi e battute, sarcasmo e ironia non sono una professione, ma un modo dessere. Ma giornalismo e satira in Iran possono costare cari: Nabavi è finito in galera nel 98 e nel 2000.
In Iran lopposizione non si vede.
«Quella allestero è una burla, i suoi esponenti passano più tempo a farsi la guerra fra loro che a combattere il governo. Quella interna non pubblica un giornale, non convoca un dibattito, si riunisce ogni tre mesi e discute le sue magagne personali. Così è difficile abbattere il governo».
Gli ex Mujaheddin-e Khalq giurano di volerlo fare.
«Sono una setta fanatica, peggio dei clericali al potere, i primi nemici degli iraniani. Stavano con Saddam contro di noi. Anche il Mullah Omar e Bin Laden sono meglio di loro».
E il movimento riformista?
«Andava nella direzione giusta, ma era debole e non sapeva fare politica, mentre gli iraniani erano impazienti e volevano tutto subito. Quando è stato il momento di sostenerli la gente era già stufa. Ma gli iraniani oggi sanno di aver sbagliato. Lex presidente Khatami sta recuperando rispetto e riacquistando credito».
Può tornare alla presidenza?
«Lo spero, ma prima deve dimostrare di aver fiducia in se stesso. Comunque i primi a non dargli fiducia siete stati voi occidentali. Mentre il mondo islamico sprofondava nel fondamentalismo lui era lunico leader a credere nella logica e nella riflessione. Ma voi non vi siete fidati, ve lo siete lasciati sfuggire e avete sprecato loccasione. Spero abbiate il tempo di rifarvi».
Neppure giovani e studenti protestano più...
«I giovani si sono ritirati, nascosti. Passano il tempo facendosi di crack ed eroina. Gli adulti ascoltano le stupidaggini della tv di Stato e insultano voi occidentali. Non è solo colpa loro. Cinque anni fa chiesi allUnione Europea di finanziare una tv via satellite per fare informazione in Iran e mi risposero che sono più importanti i rapporti commerciali con Teheran».
Per il governo il nucleare è lorgoglio di una nazione decisa a farne un utilizzo pacifico. È giusto imporvi di rinunciare?
«Se è nelle mani di quei pazzi è assolutamente giusto imporlo. E poi non scherziamo, nessuno pensa di usare il nucleare a scopi pacifici. Le centrali offrono meno del 5 per cento dellenergia ottenibile con il gas del Caspio. Io mi sento più orgoglioso per i successi nel cinema, nella letteratura e nella cultura».
LIran è una potenza capace di condizionare il Medio Oriente.
«Vivere in un Paese potente è bello... Lo è meno se quelli a cui fai paura di giorno la notte pensano a come distruggerti».
Chi è Ahmadinejad?
«Poteva essere il presidente più potente e famoso degli ultimi 30 anni. Controllava il Paese e aveva più di 100 miliardi di dollari in cassa. Invece ha distrutto economia, politica e cultura. Lui e i suoi sono i ventenni della rivoluzione diventati pasdaran o basiji. Nonostante la potenza di quei due corpi militari non durano altri cinque anni. Lui non verrà rieletto».
E il vecchio presidente Rafsanjani?
«Quandera potente lo chiamavano lo squalo. Adesso è lo squalo allacquario».
LIran vota. È una democrazia?
«Siamo una volta e mezza più democratici di voi. Siamo 60 milioni e nei seggi girano 90 milioni di schede. Tutti si possono candidare, ma solo il Consiglio dei Guardiani decide chi far partecipare e se una volta non ti ammettono la prossima sarai il candidato ideale. Siamo il lato comico della democrazia».
Potendo rivolgersi a tutti gli iraniani cosa direbbe?
«Siete disordinati, disattenti, analfabeti e pigri. Mettete da parte lorgoglio per un passato che non cè più, non cullatevi nel sogno del petrolio, rimettete la religione al giusto posto».
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