Qualcuno vi dice che avete un «complesso edipico»? Vi accusa di essere rimasto nella «fase orale»? Non preoccupatevi, anche se avete davanti a voi un celebre psicoanalista, e rispondetegli tranquillamente dicendo che è un imbecille.
La critica a Freud e alla psicoanalisi non è un fatto recente, ma ciò che in genere essa ha sottolineato è la mancanza di scientificità della disciplina. Il filosofo Karl Popper, per esempio, definiva la psicoanalisi una «metafisica», non una scienza, ma questa obiezione poteva riguardare le pretese di chi praticava lanalisi e le aspettative di chi si sottoponeva alla sua pratica, non limpianto ideologico del pensiero di Freud. Daltra parte, la medicina non è una scienza esatta: il medico ci mette tutta la sua esperienza per fare una diagnosi, si serve degli esami più accurati ma poi, quando decide e interviene, cè solo da sperare che non sbagli, perché non cè nessuna scienza esatta che lo possa aiutare.
Dunque, lasciamo stare il discorso sulla scientificità che è unossessione di chi vuole liquidare tutta quella cultura che, non basandosi su fondamenti scientifici, dialoga con il pensiero religioso, mitologico, poetico. Piuttosto cè da dire che Freud e la psicoanalisi sono lultima ideologia sopravvissuta dei movimenti sessantotteschi.
Le teorie di Marx sono finite da un bel po di tempo in soffitta anche perché, nonostante le moderne e aggiornate ipocrisie comuniste, è davvero difficile eliminare dal marxismo la rivoluzione, la lotta di classe, la dittatura del proletariato con i suoi brillanti esecutori: Lenin, Stalin, Mao e il sopravvissuto, purtroppo per i cubani, Fidel Castro. Ma se Marx è in soffitta, Freud continua ad avere un posto di assoluto riguardo nel salotto buono della borghesia intellettuale europea: naturalmente di sinistra e con alle spalle la fulgida esperienza del Sessantotto. Questi intellettuali snob, che hanno stabilito di essere gli unici veramente colti e, nel fondo, probabilmente geniali, hanno usato tutto larmamentario ideologico freudiano non tanto per la cura delle malattie mentali che a loro non gliene frega niente altrimenti si preoccuperebbero un po di se stessi, quanto per interdire, per respingere qualsiasi prodotto culturale che non sia espresso dalla loro congrega.
Ecco film, romanzi, testi teatrali, brani musicali che vengono esaltati e celebrati come vere e uniche espressioni estetiche. Come è possibile? Perché il successo della psicoanalisi si basa sulla debolezza della sua struttura teorica in cui ciascuno ci vede e ci mette ciò che vuole. Nel mare di banalità dei testi di Freud, nel suo linguaggio vago e insinuante, negli scritti ancora più banali dei suoi seguaci e interpreti, primo fra tutti Jacques Lacan, i cui scritti neppure lui riusciva a capirli (e infatti diceva che le sue contraddizioni sono frutto della sua genialità) si può interpretare tutto: dal fatto che ogni tanto mi gratto un orecchio alle situazioni più diverse della vita quotidiana, alle scelte politiche. Naturalmente si tratta di interpretazioni rigorosamente di sinistra, libertarie e progressiste: naturalmente di grande intelligenza.
La patria europea, in cui questa cultura ha continuato a germogliare rigogliosamente e a diffondersi generosamente Oltreoceano, è la Francia. È stato calcolato che, tuttoggi, in Francia il 70 per cento degli psichiatri praticano o si ispirano alla psicoanalisi, e quindi non è un caso che proprio da Oltralpe parte il siluro micidiale contro Freud: mi si permetta di dire con linguaggio freudiano che si tratta di una tipica uccisione del padre.
Comunque sia, mimando un ormai celebre titolo, cioè Il libro nero del comunismo, è uscito in Francia Il libro nero della psicoanalisi: più di ottocento pagine per demolire Freud, scritte da una quarantina di studiosi di dieci nazionalità (nessun italiano nel gruppo).
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