Quante volte può occuparsi un detective dello stesso caso? Leggendo l’ultimo romanzo di Dennis Lehane intitolato Moonlight Mile (Piemme) si potrebbe rispondere che gli investigatori letterari possono dare la caccia per tutta la vita alla stessa persona senza trovarla e possono ogni volta cercare di risolvere un caso senza risolverlo mai del tutto. Finiva, infatti, in maniera inquieta il romanzo La casa buia (che nel frattempo è divenuto con il suo titolo originario, Gone, Baby Gone, un fortunato film per la regia di Ben Affleck) che costituisce il prequel del recente Moonlight Mile. Il ritrovamento della piccola Amanda e l’invio in prigione dei suoi rapitori lasciava l’amaro in bocca ai lettori visto che questi ultimi non erano persone cattive, bensì una famiglia desiderosa di accoglierla e di strapparla da una madre violenta ed alcolista. È quindi naturale che al detective Patrick Kenzie che si era occupato del caso appaia come un vero incubo doversi mettere di nuovo a cercare Amanda dopo la richiesta disperata notturna di sua nonna.
Sono passati undici anni dalla ultima inchiesta letteraria (Pioggia nera) di Patrick e nel frattempo lei è diventato un million seller grazie ai successi raccolti da Mystic River e Shutter Island.
«Devo ammettere che Patrick e la sua partner Angie mi mancavano - confessa Lehane - Ho sempre cercato di mantenere le loro storie ancorate quanto più possibile alla realtà… e dunque, giunto al quinto episodio della loro saga, mi ero domandato come fosse credibile che continuassero a finire in mezzo a conflitti a fuoco e a incidenti automobilistici senza andare fuori di testa. Questo mi ha bloccato non poco e credo spieghi come mai mi sono preso una lunga vacanza da loro».
Ma com’erano nati i suoi personaggi?
«È stato un caso. La loro prima avventura Un drink prima di uccidere risale al 1994 e l’ho scritta di getto per divertimento. Non pensavo che avrebbe visto le stampe. Non c'è una sola decisione consapevole in quel libro. La nascita di questi personaggi è stata molto più casuale di quanto la gente pensi. È stato un po’ come scagliare degli spaghetti contro il muro per vedere se si incollano».
Qual è la loro forza di coppia?
«Uno dei punti forti nel loro rapporto è il fatto che fra loro ci sia una forte tensione sessuale ma anche una forte ammirazione reciproca e un senso dell’umorismo molto simile. Adoro la voce di Patrick, una voce molto ironica, attraverso la quale esprimo la parte di me che è buffa, parte che invece non sono riuscito a esprimere compiutamente nei miei romanzi seguenti».
Uno dei temi ricorrenti della sua narrativa è quello dell’infanzia violata, perché?
«C’è più di una ragione. Da un lato, perché ho lavorato con bambini fatti oggetto di violenze e quindi ho potuto vedere con i miei occhi il danno terribile che può essere inferto all’infanzia. Un’altra spiegazione sta nel fatto che sono cresciuto insieme a molti bambini di famiglie difficili. Dunque ho sempre avuto una visione chiara del profondo divario esistente fra un bambino che vive un’infanzia serena e uno che invece incontra gravi difficoltà».
La Boston che lei descrive sembrerebbe un luogo infernale.
«Anzitutto vorrei spiegarvi che i quartieri popolari di Boston sono sicuramente molto diversi dalla città che molti si immaginano e vedono. La Boston di cui parlo io è una porzione minuscola della città.
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